Un altro passo avanti nel campo della scienza medica è stato compiuto questo weekend nel Regno Unito, dove è stata confermata la presenza di un nuovo gruppo sanguigno: si chiamerà Er e affiancherà i già noti A, B, 0 e AB.

Come detto, non si tratta di una novità assoluta, tuttavia sono stati identificati due varianti degli antigeni inediti e hanno poi ricostruito il percorso sequenziando il genoma di 13 pazienti sospetti.

Gruppo sanguigno Er, lo studio del NHSBT

Dal Regno Unito arriva la notizia della scoperta ufficiale del gruppo sanguigno Er, il quinto nel patrimonio genetico dell’uomo. La base di partenza, come spesso accade in questi casi, è il decesso di due neonati avvenuto per cause non identificabili nell’immediato. I ricercatori del National Health Service Blood and Transplant, branca del Ministero della Salute britannico, hanno così iniziato uno studio successivamente pubblicato sulla rivista Blood:

Il gruppo sanguigno Er fu identificato in origine nel 1982, e si scoprì che i suoi antigeni provocarono delle reazioni avverse nelle cellule del sistema immunitario, rendendole aggressive. Il riconoscimento del NHSBT consente di avere ulteriori informazioni su un gruppo sanguigno estremamente raro e permetterà di formulare diagnosi più precise in futuro, evitando tragedie come quella accaduta.

In breve, il sangue dei due neonati è stato confrontato con altri 11 pazienti che presentavano antigeni particolari ed è emerso che alcuni di essi, successivamente classificati come Er4 ed Er5, avevano provocato la dissoluzione dei globuli rossi nei due feti. Di norma, quando il nostro organismo riconosce un antigene esterno scatta immediatamente la difesa del sistema immunitario tramite gli anticorpi, andando a distruggere le cellule sospette. Se ciò accade a una donna in gravidanza, alcuni degli anticorpi rischiano di passare attraverso la placenta e di creare malattie del sangue fatali al bambino.

Prima di oggi le trasfusioni di sangue dopo il parto si sono spesso rivelate inutili, ma adesso sarà possibile prevenire in tempo gli effetti clinici legati a questa incompatibilità.