La biblioteca di Giacomo Leopardi (1798 – 1837 ) si riempirà di opere del Novecento, grazie alla mostra Io nel pensier mi fingo, curata da Antonello Tolve e aperta al pubblico dal 16 ottobre fino al 30 gennaio: l’obiettivo è un viaggio polifonico tra i diversi linguaggi artistici, in cui la cornice della Biblioteca di Recanati si apre all’arte contemporanea, sulla scia del celebre verso della poesia di Leopardi, l’Infinito.
Biblioteca Leopardi: gli ospiti della mostra
Nell’ambito del più ampio progetto della celebrazione del 200esimo anniversario del componimento, ‘Io nel pensier mi fingo’ costituisce la prima mostra del ciclo ‘InterValli’, grazie al quale la famiglia Leopardi si apre alla novità artistica e al presente, tramite delle opere di artisti nati tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento: tra gli autori presenti nella mostra, si vedono Tomaso Binga (1931), Jeanne Gaigher (1990), H.H. Lim (1954), Maurizio Mochetti (1940), Melissa Lohman (1976), Patrizia Molinari (1948), Adrian Tranquilli (1966) e Narda Zapata (1981).
La mostra, in particolare, nasce da un’idea della contessa Olimpia Leopardi ed è stata realizzata insieme al Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della Composizione del notissimo Canto leopardiano.
Le dichiarazioni sulla mostra
L’idea era quella di esporre dei quadri in cui l’immaginazione vince sulla ragione: di seguito, riportiamo le parole del curatore Antonello Tolve, che ben spiegano quale fosse il progetto della mostra e l’idea che si trova dietro a questo accostamento.
“La forza evocativa del pensiero che si finge, diventa in questa esposizione spazio in cui la ragione lascia il posto all’immaginazione.”
Anche la contessa Olimpia Leopardi lascia le sue dichiarazioni sulla mostra:
“Gli spazi della Biblioteca Leopardi, teatro dell’esposizione temporanea, sono luoghi vivi, non soltanto per il pubblico che ne fruisce o gli studiosi che ne consultano le opere, soprattutto perché hanno continuato a produrre cultura nel rispetto dello spirito che li ha visti nascere. Ciò che ha sempre contraddistinto l’opera svolta dalla famiglia Leopardi, sin dal gesto rivoluzionario del conte Monaldo, padre del Poeta, di aprirne le sale ai cittadini nel 1812, è quello di rendersi luogo di scoperta, territorio libero per un dialogo sul senso stesso della vita. Con questo spirito ‘Io nel pensier mi fingo’ vuole essere un dono ai visitatori di Casa Leopardi, l’occasione per permettere loro di scoprire la connessione fra discipline all’apparenza distanti, come la letteratura e l’arte visiva.”
La biblioteca di Leopardi: la cornice della mostra
La Biblioteca, antica e ricchissima, è un’ancora di salvezza dall’isolamento per Giacomo Leopardi: chiuso nella città di Recanati, il poeta trova tra gli scaffali e i tomi della biblioteca l’illusione di uno spazione e di un tempo lontani, le voci ormai spente del passato, eppure quanto mai vivide entro le pagine che consulta. E’, dunque, un luogo carissimo al giovane Giacomo, che vi riempie la gran parte dello Zibaldone (progetto che lo accompagnerà per tutta la vita, ma che trova il suo massimo respiro proprio a Recanati, nella biblioteca che ha fatto nascere la scintilla per la cultura.
Nel1839, la Biblioteca poteva vantare 14.000 volumi, raccolti nel corso di molto tempo da Monaldo Leopardi, il padre del poeta. Molta cura si trovava nell’ordinamento dei volumi, che seguiva il metodo francese di Martin, in cui le classi principali erano Teologia, Giurisprudenza, Scienze e Arti, Letteratura, Storia e le relative sottocategorie.
All’interno dei suoi scaffali, dunque, si trovavano principalmente dizionari, grammatiche, manuali, antologie e raccolte di testi, oltre ai classici e alla letteratura religiosa (dai padri della Chiesa, fino alle Bibbie e ai testi devozionali). Non mancavano neppure gli autori della grande cultura illuministica, per quanto fossero poco presenti gli autori stranieri contemporanei, come i Romantici.
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