Clamorosa gaffe di Debora Serracchiani sul Disastro del Vajont, nel giorno dell’anniversario della tragedia. Vicepresidente del Partito Democratico ed ex Presidente del Friuli Venezia Giulia, ieri Serracchiani ha voluto ricordare il disastro del Vajont del 9 ottobre 1963 affidando le sue parole a Twitter: “Non dimentichiamo le vittime e la catastrofe di 59 anni fa con il crollo della diga del Vajont, una tragedia in cui persero la vita oltre 2000 persone. Una ferita per il FVG e per l’Italia intera”. Due gaffe in una, visto che il 9 ottobre 1963 non si verificò nessun crollo della diga. Anzi, fu proprio la sua creazione a determinare la frana che poi causò l’onda anomala che portò alla morte di 1.917 persone, tra cui 470 bambini. Inoltre, a pagare il prezzo più alto di questa tragedia non fu il Friuli Venezia Giulia, bensì il Veneto, visto che Longarone è in provincia di Belluno.
Gaffe Serracchiani sul Disastro del Vajont: le polemiche e le scuse
La doppia gaffe di Debora Serracchiani sul Disastro del Vajont ha inevitabilmente generato indignazione e polemiche. Moltissimi infatti i tweet di chi non ha gradito le inesattezze della vicepresidente del PD. C’è chi ha commentato: “Povera Italia, che classe politica che ci ritroviamo. Ed era pure governatrice…”, oppure “Un’ondata di ignoranza“.
Per riparare all’errore sul Disastro del Vajont Serracchiani oggi ha nuovamente utilizzato Twitter: “Chiedo scusa. Molti di voi hanno segnalato errori nel mio tweet sulla catastrofe del #Vajont. Sono stata su quei luoghi, e la verità verso i fatti avvenuti impone di ricordare che la diga non crollò. Gravi furono le responsabilità umane. Giusto ricordare le tante vittime venete”.
La tragedia del Vajont
La gaffe di Serracchiani sul Disastro del Vajont fa riferimento alla tragedia che si verificò la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell’omonima valle (al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto). Quella sera 270 milioni di metri cubi di roccia franarono alla velocità di 110 chilometri dal Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato grazie all’omonima diga.
La frana fece tracimare l’acqua contenuta nell’invaso, che travolse ogni cosa e in particolare Erto e Casso, i paesi più vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga. A valle l’acqua cancellò Longarone e altri abitati lungo la valle del Piave. La diga però resse e si lasciò scavalcare da un’onda che la superò in altezza di oltre 250 metri, causando un’onda d’urto più potente di quella generata dalla bomba di Hiroshima. Morirono 1.917 persone, tra cui 487 bambini e ragazzi con meno di 15 anni.