La rottura del campo largo è stata una delle manifestazioni empiriche della crisi di governo. Il Movimento 5 Stelle, svincolandosi dall’esecutivo Draghi, ha indirettamente detto addio a quel connubio, colorato di giallo e di rosso, con il Partito Democratico. Da lì, via alle consultazioni presso il Nazzareno: dalla sveltina con Calenda al matrimonio combinato con la federazione Sinistra Italiana/Verdi. Un’alleanza solo elettorale, beninteso. Sullo sfondo è rimasto il Movimento 5 Stelle che, via via, si è convinto della bontà di una corsa solitaria.

L’alba del nuovo mondo nato dopo le elezioni del 25 settembre, poi, ha riscompaginato il quadro. Il Partito Democratico ha accettato la sconfitta ed avviato un processo interno che dovrebbe portare a grossi cambiamenti e, tra i vari temi, c’è quello relativo all’allargamento del campo. Sono state diverse le voci dalla direzione di sabato scorso, e molte di queste hanno invocato la ripresa di un dialogo con Conte e addirittura con Calenda. Letta, che parla di opposizione unita, sembra fare da sintesi.

Conte a Letta: per ora no

Ma Conte ben se ne guarda. In politica 2+2 non sempre fa 4 ed il successo di un apparentamento tra due partiti non si può calcolare, prospetticamente, dalla mera sommatoria percentuale delle parti. In altre parole: se il Movimento 5 Stelle è salito nei sondaggi, è soprattutto grazie all’allontanamento dal Partito Democratico. Se tornasse con loro, potrebbe invece perdere terreno. Dalla parte giusta citava il claim di campagna elettorale, e la parte giusta sarebbe quella solitaria. Giuseppe Conte, dunque, smarcandosi da Letta, ha potuto evidenziare i tratti di peculiarità della sua proposta politica. Andando ben oltre il semplice richiamo del pericolo della destra. I sondaggi segnalano un trend di crescita ed il motivo per cui, ad oggi, l’opposizione si fa da sola.

A chi lo scettro?

Tutto è rimandato a dopo il percorso congressuale dem. Sarà il prossimo segretario, o la prossima segretaria, a riprendere eventualmente il dialogo. Ma nel frattempo gli appuntamenti elettorali non mancano, pensiamo alle elezioni regionali nel Lazio ad inizio 2023. E, sempre nel frattempo, andrà avanti questa battaglia fredda per la conquista dello scettro della sinistra. Il sondaggio di SWG di ieri, 10 ottobre 2022, evidenzia un ulteriore avvicinamento tra i due partiti: 17.5 PD, 17 M5s. La forbice, ora, è di un solo mezzo punto percentuale. E così, mentre il percorso congressuale si appresta ad incominciare, il PD deve vivere anche con lo spauracchio del sorpasso dei vecchi amici grillini. Un sorpasso che sancirebbe, forse, il definitivo passaggio di consegna dello scettro da Letta a Conte. Quest’ultimo, intanto, si comporta già come alfiere della sinistra, per esempio alla manifestazione della Cgil. Il momentum, d’altronde, soffia in suo favore.