“La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia”, diceva Franco Basaglia, lo psichiatra che ha rivoluzionato il concetto di salute mentale, fondando la psichiatria moderna: quella riabilitativa e terapeutica.
Franco Basaglia: una breve biografia
Nato a Venezia nel 1924 in una famiglia medio-borghese, Franco Basaglia consegue la maturità classica nel 1943 prima di trasferirsi a Padova, dove frequenta la facoltà di medicina, laureandosi nel 1949. Nel 1953 si specializza in malattie nervose e mentali presso la clinica neuropsichiatrica di Padova, ottenendo qualche anno più tardi la libera docenza in psichiatria. Tuttavia, nel mondo accademico incontra molte resistenze e sceglie quindi di trasferirsi a Gorizia per dirigerne l’ospedale psichiatrico. Ma l’impatto con la realtà del manicomio è durissimo e presto inizia un’esperienza anti-istituzionale nell’ambito della cura dei malati di mente, cercando di realizzare quanto era stato già proposto qualche anno prima in Inghilterra, dove Jones aveva avviato una profonda modifica della struttura degli ospedali psichiatrici – al tempo caratterizzati da rapporti di tipo verticale -, tentando di proporre un modello terapeuta-paziente più aperto. Ciò comporta anche l’eliminazione della contenzione fisica per i malati mentali e la sostituzione delle terapie con elettroshock con approcci relazionali coadiuvati da terapie farmacologiche. In questo modo Basaglia trasforma i pazienti psichiatrici, fino ad allora trattati alla stregua di criminali da rinchiudere e nascondere, in persone da aiutare. Un’esperienza che gli ispira anche la scrittura di un libro, “L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico”, pubblicato nel 1968, mentre negli anni Settanta fonda la società “Psichiatria Democratica” con l’intento di rivoluzionare il mondo della psichiatria italiana.
Il concetto di “Psichiatria Democratica” e la Legge 180
L’obiettivo di Franco Basaglia è quello di lottare contro l’emarginazione, l’esclusione e la segregazione dei pazienti con problemi psichiatrici. Un impegno etico e sociale, ma anche politico, che, con la società “Psichiatria Democratica”, acquisisce un carattere programmatico.
Formatosi in stretto contatto con il pensiero filosofico, in particolar modo con l’esistenzialismo e la fenomenologia, Basaglia concepisce infatti il malato in maniera diversa rispetto alla medicina tradizionale dell’epoca, proponendosi come sostenitore dell’antipsichiatria: un approccio nuovo, che negli anni Settanta porta all’approvazione della Legge 180, con cui si impone la chiusura dei manicomi e l’istituzione dei servizi di igiene mentale pubblici e si regolamenta il trattamento sanitario obbligatorio.
Prima della riforma prevista dalla legge, i manicomi erano spesso connotati come luoghi di contenimento sociale, dove l’intervento terapeutico e riabilitativo scontava di frequente le limitazioni di un’imposizione clinica all’antica. Grazie a Franco Basaglia nascono delle comunità teraupetiche in cui i medici, gli operatori sanitari e i pazienti possiedono pari dignità e pari diritti, dove il malato non è più considerato un reietto della società, ma una persona da riabilitare, anche attraverso lo svolgimento di lavori utili. Una legge, quella Basaglia, che, firmata solo due anni prima della scomparsa dello psichiatra, restituì dignità alla malattia mentale, per lungo tempo lasciata ai margini.
La Giornata Mondiale della salute mentale
Dal 1992, ogni 10 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata della salute mentale, istituita per iniziativa della World Federation for Mental Health (WFMH) e riconosciuta dall’Oms per promuovere la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale. Quest’anno il tema scelto è “Rendi la salute mentale e il benessere per tutti una priorità globale”: un invito a mobilitarsi per riconoscerne l’importanza, soprattutto ora che è messa a dura prova dalla pandemia.