A testimoniare l’escalation della guerra in Ucraina sono le parole pronunciate questa mattina dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, a cui l’Ue ha immediatamente replicato in modo netto e chiaro. La tensione è palpabile e la possibile “interferenza” della Bielorussia nel conflitto aggraverebbe ulteriormente uno scenario già in precario equilibrio.

Ucraina, prima dell’Ue Lukashenko apostrofa anche Zelensky

Per la prima volta dal 24 febbraio il presidente bielorusso Lukashenko si rivolge direttamente all’Ucraina, alla Nato e all’Ue in una conferenza stampa successiva a un incontro sulle questioni di sicurezza nazionali, ripresa dalle agenzie sovietiche:

La Bielorussia è pronta a schierare truppe comuni con quelle russe nelle regioni al confine con l’Ucraina. Questa decisione è diretta conseguenza del futuro attacco di Kiev al nostro territorio

Oltre al messaggio vocale il leader di Minsk ha ribadito il concetto in una lettera inviata alla personale attenzione di Volodymyr Zelensky dopo che quest’ultimo aveva attaccato la Bielorussia per aver consentito a Mosca di usare i propri territori in occasione del raid avvenuto questa mattina a Kiev.

Tuttavia, il carico da novanta arriva qualche passaggio dopo:

I leader della Nato e di alcuni Paesi europei stanno valutando le opzioni per attaccare la Bielorussia, anche con un’arma nucleare, incoraggiati dalle false voci che sostengono il futuro impegno del nostro esercito in Ucraina. La situazione intorno ai nostri confini rimane tesa

La replica dell’Ue viene affidata a Petr Stano, portavoce del Servizio di Azione Esterna di Bruxelles:

Prendiamo nota delle false accuse pronunciate questa mattina da Aleksandr Lukashenko e le condanniamo fermamente in quanto infondate, ridicole e totalmente inaccettabili. Minsk non dimentichi che la vera vittima è l’Ucraina e pertanto l’Unione Europea invita il regime bielorusso ad astenersi da qualsiasi commento e coinvolgimento nel conflitto russo-ucraino

Dichiarazioni che arrivano dopo l’ultima uscita pubblica di Lukashenko di fine settembre, in cui bacchettò l’Occidente a fare di più per “raggiungere la pace in Ucraina in pochi giorni”