San Daniele Comboni vescovo e compagni martiri vengono celebrati oggi, 10 ottobre per ricordare il loro martirio e sacrificio in onore della fede.
Daniele Comboni, nacque a Limone sul Garda il 15 marzo del 1831 e diventò sacerdote nel 1854.
La storia di San Daniela vescovo e compagni martiri è il commovente racconto di un gruppo di uomini di fede che sacrificarono la loro vita diffondendo la fede Cristiana.
Il nome di San Daniele vescovo e compagni martiri, un gruppo di sette frati minori e missionari, è legato proprio alla loro fervente attività di evangelizzazione condotta in Africa.
San Daniele Comboni e l’opera dei “Comboniani”
La testimonianza della loro opera in territori avversi e ostili è giunta a noi grazie ad uno scambio epistolare che Daniele Comboni intratteneva con un altro francescano, Frate Elia.
In queste lettere Daniele, a quel tempo padre provinciale in Calabria, raccontava del viaggio intrapreso insieme ai suoi compagni.
Nell’autunno del 1857, questi partirono dalla Toscana alla volta del Nord Africa con lo scopo di evangelizzare quei territori, fino a quel momento assoggettati all’influenza dell’Islam.
Tuttavia, la loro attività apostolica terminò in breve tempo, poiché essi furono catturati e sottoposti a brutali torture, al fine di costringerli a rinunciare alla propria fede.
Alla fine del 1859 Daniele Comboni tornò in Italia per curarsi dalla malaria e ripensando agli anni in Africa in cui molti dei suoi compagni morirono, giunse a delle conclusioni.
Queste riflessioni furono alla base di un “Piano per la rigenerazione dell’Africa”, redatto da Daniele nel 1864.
In esso Comboni chiedeva a tutta la Chiesa di impegnarsi nella formazione religiosa in tutta l’Africa.
Al fine di mettere in pratica le sue idee Daniele compì un percorso di animazione missionaria in Europa per trovare i finanziamenti necessari per far partire il suo progetto africano.
Inizialmente molto lodato, questo piano non sarà mai messa in atto e ben presto Daniele Comboni si ritrova solo e impotente ma nemmeno questo riesce a scoraggiarlo dal suo intento.
Votato alla “Nigrizia”, Daniele ne diventa la voce che denuncia all’Europa le sue piaghe, a partire dallo schiavismo, che ufficialmente era proibito ma in pratica veniva praticato regolarmente.
Nel 1867 fondò i “Missionari Comboniani di Gesù” e nel 1872 un istituto di suore che chiamerà “Pie Madri della Nigrizia”, nello stesso anno Papa Pio lX decise di affidare a Daniele la missione in Africa Centrale.
La sua opera missionaria fu caratterizzata principalmente da svariate battaglie contro i potentati locali, contro la schiavitù e la tratta degli esseri umani.
Con molto impegno e sacrificio, Daniele Comboni riuscì a diventare vescovo e vicario apostolico dell’Africa centrale e proprio grazie al suo lavoro e a quello dei suoi compagni Comboniani nasceranno le prime scuole.
Da quel momento in poi ci furono parecchie novità, non solo ragazzi neri che studiavano, ma maestre nere che insegnavano.
Proprio Daniele, infatti aveva sempre creduto che, “L’Africa si deve salvare con l’Africa”.
Accanto alle maestre locali si formarono anche parecchie famiglie di cristiani autoctoni in grado di trasmettere la Fede e diverse comunità cristiane nei vari mestieri e nell’agricoltura.
Tuttavia, quando nell’autunno 1881 riprendono le epidemie, tra le quali, quella del vaiolo e del tifo fulminante, Comboni si dedica all’assistenza dei morenti.
Daniele muore nello stesso anno, il 10 ottobre, circondato da una folla piangente, arrivata proprio in seguito alla notizia del peggioramento del suo stato di salute, per rendere omaggio a “L’apostolo dell’Africa”.
Le sue ultime parole furono rivolte ai suoi missionari per incoraggiarli a perseverare e a seguire con tenacia la loro vocazione.
Nel 1996, Papa Giovanni Paolo II proclama beato Daniele Comboni, e successivamente viene canonizzato a Roma dallo stesso pontefice polacco il 5 ottobre 2003.
In quell’occasione, Giovanni Paolo II lo definì un “insigne evangelizzatore e protettore del continente nero”.