Esiste davvero una sorta di blocco al Palazzo di Giustizia di Firenze e in particolare in Procura, che non consente agli avvocati Antonio Mazzeo e Valter Biscotti legali di alcuni parenti delle vittime del “Mostro di Firenze” di accedere agli atti dei processi e in particolare al “Processo Pacciani” e al processo ai cosiddetti “Compagni di merende”. Se ne è parlato a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV, che da molti mesi segue i nuovi sviluppi e i vari passaggi di una interminabile vicenda giudiziaria.
Mostro di Firenze
L’avvocato Antonio Mazzeo al microfono di Fabio Camillacci ha dichiarato: “Questa è una palese violazione delle norme del codice di procedura penale, l’art.116. Sembra quasi uno scaricabarile tra Corte d’Assise e Procura della Repubblica. Sta di fatto che nessuno provvede ad assumersi la responsabilità dell’accesso agli atti. Sembra quasi che si tema particolarmente la visione di questi documenti; soprattutto dopo aver scoperto che la cartuccia rinvenuta nell’orto di Pacciani era artefatta come accertato dai RIS”.
A “Crimini e Criminologia” è intervenuto anche l’avvocato Valter Biscotti, legale del nipote di Mario Vanni, dicendo: “E’ già pronto un esposto sulla questione che finirà dritto dritto sul tavolo del prossimo Ministro della Giustizia. Inoltre procederemo alla richiesta di revisione delle sentenze di condanna del processo ai ‘Compagni di Merende’. Ho avuto incarico dal nipote di Mario Vanni di procedere alla revisione. E unitamente al collega Mazzeo siamo già al lavoro con il nostro consulente Paolo Cochi e sarà un lavoro serio e scrupoloso senza affidarci a pentiti discutibili o testi già noti come palesemente inattendibili. Non ci possono più essere dubbi su cosa fare. Molti atti sono già a disposizione del collegio di Avvocati, tutti raccolti nel tempo proprio dal documentarista Paolo Cochi che segue il caso da moltissimi anni”.
A tal proposito, lo stesso Paolo Cochi a Cusano Italia TV ha rivelato: “Si intravedono i contorni per una rivisitazione sostanziale del caso e una possibile e più certa soluzione. Basterebbe avere la collaborazione della Procura, che invece osteggia qualsiasi iniziativa, negando i documenti. E siamo tutti convinti che nelle carte processuali c’è la chiave della soluzione del caso”