Sono passati 40 anni dall’attentato alla Sinagoga di Roma che, il 9 ottobre 1982 provocò la morte del piccolo Stefano Gaj Tachè e ferì quaranta persone. Oggi, nel giorno del ricordo, la commemorazione nel Tempio Maggiore, che ha visto tra i presenti anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Attentato Sinagoga di Roma: sono passati 40 anni

Sono le 11:55 di un sabato d’ottobre e più di 300 membri della comunità ebraica di Roma si trovano nel Tempio Maggiore per celebrare lo shabbat e il bar mitzvah di una decina di adolescenti. Una cerimonia interrotta sul nascere da cinque terroristi, che riescono ad entrare indisturbati nel luogo di preghiera, aprendo il fuoco con un mitra sui fedeli: un’aggressione durata pochi minuti, che causa la morte di un bambino di 2 anni, Stefano Gaj Tachè, mentre 37 persone rimangono ferite. Qualche giorno più tardi l’attentato viene attribuito al Consiglio rivoluzionario di al-Fath guidato da Abu Nidal, un gruppo paramilitare palestinese responsabile di diversi attacchi contro obiettivi ebraici in tutta Europa.

“Non fu un episodio isolato, ma il culmine di una campagna d’odio con responsabilità ancora da chiarire, ma in cui apparve subito chiaro ciò che non si voleva ammettere: l’antisemitismo aveva colpito ancora e si era insidiato pericolosamente dietro all’odio contro lo Stato d’Israele”, ha dichiarato oggi, in occasione della commemorazione per il 40esimo anniversario dell’attentato, Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma. Ad assistere alla cerimonia anche una trentina dei quaranta feriti dall’attacco: sono stati proprio loro a scrivere le parole finali di un antico rotolo restaurato e rigenerato della Torah, l’insieme dei primi cinque libri della Bibbia, donato oggi alla Sinagoga di Roma.

“Può sembrare complicato comprendere come si possa conciliare il ricordo di un avvenimento così drammatico come l’attentato al Tempio Maggiore di Roma e la donazione di un nuovo Sefer Torah che rappresenta un momento di gioia – ha proseguito sempre Dureghello. Questo rotolo è un inno alla vita che vogliamo celebrare, nonostante il dolore, la rabbia e il senso di ingiustizia che rappresenta per noi il 9 ottobre 1982”. “È un giorno di festa, come sarebbe dovuto esserlo quarant’anni fa. Le parole scritte nella Torah rappresentano, secondo i nostri Maestri, ‘la nostra vita e la lunghezza dei nostri giorni’. Dedicare questo rotolo a Stefano significa continuare a farne vivere la memoria ebraicamente. Significa legare momenti di vita ebraica alla sua persona nonostante lui non sia fisicamente più con noi”.

Di Segni: “Che il Presidente della Repubblica non debba più piangere per una giovane vita spezzata”

Ad intervenire nel corso della commemorazione è stato anche il Rabbino Capo della Sinagoga di Roma, Riccardo Di Segni, che ha ricordato il pianto del Presidente Sandro Pertini davanti alla bara bianca del piccolo Stefano. “Che il Presidente della Repubblica non debba più piangere per una giovane vita spezzata – ha detto, rivolgendosi a Sergio Mattarella, tra i presenti insieme a Roberto Gualtieri e Nicola Zingaretti. E ha concluso: “Nella circostanza che ricordiamo oggi, il dono di un nuovo rotolo della Torah a questa Sinagoga dedicato alla piccola vittima dell’attentato si arricchisce di significati. Ricordando il terribile insulto di 40 anni fa noi vogliamo affermare il nostro legame con i valori rappresentati da quel libro, la costruzione contro la distruzione, la civiltà contro la barbarie, la legge contro la sopraffazione, il rispetto contro l’offesa, la speranza contro la disperazione, la vita contro la morte”.