Si è conclusa la terza settimana di protesta in Iran dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini: oltre ai violenti scontri fisici per le strade di Teheran si assiste in parallelo a un braccio di ferro tecnologico che ha provocato un attacco hacker alla tv di Stato.
Proteste a sostegno delle donne iraniane che proseguono in molte zone del mondo, con manifestazioni di piazza e tagli simbolici di ciocche di capelli.
Iran, l’attacco hacker ha un forte significato politico
Dopo l’uscita pubblica della scorsa settimana l’ayatollah in Iran Khamenei deve fronteggiare la beffa di un attacco hacker ai suoi danni e a quelli della tv di Stato iraniana. Durante il notiziario serale, uno dei più seguiti dall’intera popolazione, le immagini mandate in onda sono state oscurate per alcuni minuti da un blitz informatico che ha mandato in onda un video piuttosto eloquente e anti-governativo.
In breve, nel filmato si vede il volto di Khamenei con un mirino puntato verso se stesso e poi delle fiamme che “divorano” il volto stesso. Poi una sequenza delle tre ragazze uccise durante la repressione da parte delle autorità.
Oltre a vari slogan contro il regime di Raisi e quello religioso dell’ayatollah, anche messaggi di minacce molto espliciti come “il sangue dei nostri giovani gocciola dalle tue zampe“. L’attacco è stato rivendicato quasi in simultanea da un gruppo di dissidenti.
Nel frattempo, l’ultimo bollettino delle vittime parla di 180 decessi, di cui 14 membri delle forze dell’ordine.
Tecnologia sotto osservazione
Inoltre, anche se il tema è passato in secondo piano prima dell’attacco informatico, persiste nel Paese una forte censura contro la diffusione di informazioni sull’attualità. Dopo i blocchi dei principali social network e l’intervento di Elon Musk tramite i satelliti Space X, continuano a riscontrarsi difficoltà di accesso alla rete internet in particolari fasce orarie.
Blocchi che vengono aggirati attraverso i sistemi di geolocalizzazione VPN.