Dal Vaticano Papa Francesco usa un tono duro che raramente si è avuto occasione di osservare durante il suo Pontificato: l’occasione è la santificazione di due membri della comunità italiana, l’oggetto del suo rimprovero è il tema immigrazione.
Sono Artemide Zatti (1880-1951), laico salesiano originario di Reggio Emilia, e l’ex vescovo di Piacenza Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905). Il primo sarà canonizzato come “infermiere della Patagonia” per i suoi lunghi trascorsi in Argentina, il secondo come “santo dei migranti”. Da qui l’invettiva pronunciata dal Pontefice
Papa Francesco tra santificazioni e un duro appello pro-immigrazione
Da quando si è insediato in Piazza San Pietro, nel lontano 2013, Papa Francesco ha toccato più volte il tema dell’immigrazione ma forse mai come questa volta si è espresso in maniera netta e decisa senza un discorso preparato. Interlocutori del suo messaggio sono i politici, alcuni dei quali presenti all’udienza in Vaticano.
Ho grande paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri. Ma Dio vuole abbracciare tutti. Quindi, per favore, scegliete sempre la via dell’inclusione: nella Chiesa come nella società, ancora segnata da profonde disuguaglianze ed emarginazioni.
Ma la parte saliente del suo discorso arriva poco dopo:
Oggi, nel giorno in cui Scalabrini diventa santo, vorrei pensare ai migranti. Chiunque decida di chiudere i porti ed escludere una vita migliore ai migranti compie un’azione criminale. Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande del mondo, siamo davanti a una situazione peccaminosa, schifosa e criminale non aprire le porte a chi ha bisogno. Parliamo di persone sfruttate e vittime di schiavismo, oltre che del commercio illegale degli esseri umani. Fratelli e sorelle oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda soltanto.
Sul nucleare esprime profonda preoccupazione
Successivamente il Pontefice torna ad acquisire compostezza e a predicare l’accoglienza in forma concreta e non solo a parole. Terminato il monologo, San Pietro si dedica interamente alla cerimonia di santificazione e il clima di festa torna a pervadere la Santa Sede.
A margine, Papa Francesco tiene aperto il filo conduttore legato alla guerra in Ucraina. Dopo essersi rivolto per la prima volta a Putin la scorsa settimana, Bergoglio si dice spaventato della minaccia sul nucleare che grava sull’intero pianeta. L’appello a Kiev e Mosca è di “considerare le comuni radici cristiane dei due popoli” e di fare tesoro di quanto scritto nella Bibbia. Queste le parole di Papa Francesco a riguardo, durante l’Angelus di rito:
A proposito dell’inizio del Concilio, 60 anni fa, non possiamo dimenticare il pericolo di guerra nucleare che proprio allora minacciava il mondo. Perché non imparare dalla storia? Anche in quel momento c’erano conflitti e grandi tensioni, ma si scelse la via pacifica. Sta scritto nella Bibbia: ‘Così dice il Signore: Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi dei sentieri del passato, dove sta la strada buona percorretela, così troverete pace per la vostra vita.