Fissate per giovedì prossimo, 13 ottobre, le prime riunioni di Camera e Senato della nuova legislatura targata Giorgia Meloni: l’attuale presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati è intanto al centro del totoministri circa una possibile collocazione al Ministero della Giustizia.

Storica esponente di Forza Italia, il suo nome è caldeggiato fortemente dagli Azzurri per reclamare una buona rappresentanza nel Cdm. Ieri l’incontro tra Meloni, Salvini e Berlusconi ad Arcore per definire gli ultimi dettagli dell’intesa sulla nomina delle Camere.

Governo, a Casellati dovrebbe succedere La Russa

Maria Elisabetta Alberti Casellati lascerà Palazzo Madama a brevissimo dopo aver presieduto il Senato nell’ultimo quadriennio, per lei si vocifera un possibile approdo al Ministero della Giustizia, che assume in questo momento un ruolo chiave nella composizione del puzzle e della distribuzione delle tessere in rappresentanza della coalizione. La poltrona è infatti contesa da Carlo Nordio, spinto da Fdi, e da Giulia Buongiorno, già ministro nel governo giallo-verde.

Ma il duello con Nordio si riproporrebbe anche per la presidenza nel Consiglio Superiore di Magistratura (Csm). In ogni caso, sembra ormai individuato il successore di Casellati in Senato: si tratterebbe di Ignazio La Russa (Fdi). Ancora più certo secondo le ultime indiscrezioni l’approdo del leghista Riccardo Molinari alla presidenza della Camera dei Deputati, dopo la legislatura di Roberto Fico.

L’unica certezza allo stato attuale è che le Camere saranno governate da esponenti di centrodestra, e chi rimarrà “escluso” dalle rispettive presidenze potrebbe contare su una maggiore rappresentanza nel Consiglio dei Ministri. Ci sono ancora molti nodi da sciogliere, tra chi si è autoescluso dalla candidatura e chi invece è pronto a cogliere l’occasione della propria carriera politica. Ne sapremo di più a partire da giovedì prossimo in cui tutte le riserve dovrebbero cadere. Il nuovo governo è ormai alla luce, anche in vista di decisioni locali e internazionali che non possono più aspettare.