La corte d’Appello di Palermo ha revocato l’ergastolo ad Antonino Borgia per l’omicidio dell’ex amante avvenuto nel novembre 2019. La pena decisa dai giudici del capoluogo siciliano scende a 19 anni e quattro mesi, revocando le aggravanti di premeditazione, futili motivi e crudeltà. Grande sdegno verso la sentenza da parte della famiglia della vittima.

Caso Antonino Borgia, la ricostruzione del delitto

Dopo oltre un anno dal ricorso, l’appello scagiona parzialmente Antonino Borgia nel processo per l’omicidio di Ana Maria Lacramioara, la sua ex amante uccisa con 10 coltellate a fine 2019.

Non viene dunque confermata la richiesta della Procura di Palermo, vale a dire l’ergastolo, e in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza (entro 75 giorni) è già certo il ricorso in Cassazione. Accolta al contempo la linea della difesa, che puntava sulla violenza d’istinto e d’impeto.

Antonino Borgia all’epoca dei fatti era sposato e padre di due figli ma aveva intrapreso da circa un anno la relazione extraconiugale con Ana Maria, 30enne di origini rumene adottata da una famiglia siciliana all’età di quattro anni. A scatenare i dissidi la gravidanza della donna e la decisione di non ricorrere all’aborto.

Il 22 novembre il delitto si consuma: Borgia la ferisce con le prime coltellate ma la donna riesce a fuggire. Scatta un inseguimento lungo la provinciale che collega Alcamo e Balestrate, in provincia di Trapani, finché l’aggressore non la raggiunge, la finisce e poi getta il corpo sulla Statale 113. A sua difesa, Borgia ha dichiarato di essere vittima di estorsione e che l’amante avrebbe rivelato la loro storia se non avesse comprato il suo silenzio.

Per la madre non è stata fatta giustizia

La madre della vittima è attonita di fronte alla lettura della sentenza:

Qualcuno mi spieghi il significato di atrocità e se secondo il suo parere mia figlia non è stata uccisa con violenza e atrocità. Questa sentenza non fa giustizia alla memoria di mia figlia, le immagini delle telecamera di sorveglianza parlano chiaro. Io sono stata sempre in silenzio, ma ora voglio urlare tutta la mia disperazione, spero tanto che la Cassazione riveda questa decisione che mi ha lasciata sgomenta, è una sentenza incomprensibile

Anna Di Piazza, madre della vittima