Gare di sci, snowboard, hockey su ghiaccio e pattinaggio artistico: sono solo alcune delle discipline che vedranno gli atleti confrontarsi per i Giochi invernali asiatici 2029, che si terranno nel deserto. Il Consiglio Olimpico dell’Asia, riunito in assemblea generale a Phnom Penh, in Cambogia, negli scorsi giorni, ha infatti deciso di assegnare l’evento all’Arabia Saudita, che per l’occasione sta sviluppando una nuova città futuristica con tanto di montagne nel Golfo arabo. Il costo? 500 miliardi di dollari.
Giochi invernali asiatici 2029: il progetto Noem
Sono chiamati Giochi invernali asiatici perché a parteciparvi sono i Paesi aderenti al Consiglio Olimpico d’Asia fin dal 1986, anno della prima manifestazione, ospitata dal Giappone. Nel 2029 le Olimpiadi saranno invece disputate in una città che per ora non esiste. Ma è in via di sviluppo: sarà costruita entro il 2026 grazie a un finanziamento di 500 miliardi di dollari e dovrebbe accogliere 9 milioni di abitanti. Il progetto si chiama “Noem” e sarà composto da tre aree, tutte in mezzo al deserto del Golfo arabo, sul Mar Rosso: The Line, un centro urbano intelligente di 170 chilometri composto da tre strati, uno per i pedoni e due sotterranei, per le infrastrutture e i trasporti, dove tutti i servizi saranno raggiungibili a piedi in 5 minuti; la città portuale di Oxagon, la più grande mai costruita sulla superficie dell’acqua, e Trojena, la località di montagna con altitudini comprese tra i 1.500 e i 2.600 metri, impianti sciistici e neve artificiale, che ospiterà i Giochi.
Annunciato per la prima volta nel 2017, il piano di costruzione è rimasto a lungo sulla carta, ma sembra ora pronto a prendere il via, all’interno di un progetto più ampio di sviluppo, il Saudi Vision 2030, pensato da Mohammed bin Salman per ridurre la dipendenza del regno dal petrolio e diversificare l’economia, creando 380mila nuovi posti di lavoro e aggiungendo 48 miliardi al PIL del Paese. I lavori sembrano essere partiti ad agosto, quando l’Arabia Saudita ha presentato domanda per ospitare i Giochi invernali asiatici 2029. Adesso è arrivata la conferma ufficiale, che fa del Paese il primo dell’Asia occidentale a ospitare l’evento. “La nostra ambizione è che l’edizione dei Giochi invernali superi i più alti standard tecnici e crei un’esperienza futuristica unica, innovativa e sostenibile per atleti e fan”, ha commentato il ministro dello Sport saudita.
A fargli eco, il Primo Ministro del Paese, Mohammed bin Salman, che ha dichiarato: “Trojena ridefinirà il turismo per il mondo creando un luogo basato sui principi dell’ecoturismo, evidenziando i nostri sforzi per preservare la natura e migliorare la qualità della vita della comunità. Conferma anche il nostro impegno a far parte dello sforzo globale per la protezione dell’ambiente”. Ma non tutti sono d’accordo e numerose sono le perplessità di associazioni ambientaliste e per i diritti umani. Ahmed El Droubi, responsabile regionale delle campagne di Greenpeace, ha ad esempio accusato il Governo saudita di voler modificare un ecosistema naturale, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. Ma a preoccupare è anche il futuro dei membri della tribù al-Huwaitat – che vivevano nello spazio ora occupato da Noem e costretti a sfollare -, così come dei migliaia di lavoratori migranti che saranno probabilmente sfruttati per raggiungere l’obiettivo, visto che in Arabia Saudita vige il sistema della Kafala, una forma di neo-schiavitù legalizzata che desta preoccupazione agli occhi degli osservatori di tutto il mondo.