È arrivata l’autopsia di Mahsa Amini, morta in Iran lo scorso 16 settembre mentre si trovava sotto la custodia della polizia. Secondo il rapporto medico, non sono state le percosse ad uccidere la giovane, ma una malattia.
Autopsia di Mahsa Amini: le cause della morte
Nella nota del rapporto medico si mette in luce come Mahsa sia stata operata per un tumore al cervello all’età di 8 anni e avesse un “disturbo importante” dell’asse ipotalamo-ipofisario, una malattia per la quale era stata trattata con idrocortisone, levotiroxina e desmopressina.
Secondo quanto riferito, la ragazza avrebbe perso improvvisamente conoscenza e successivamente sarebbe caduta a terra. Il personale di emergenza avrebbe tentato di salvarle la vita ma il supporto respiratorio non ha funzionato e Amini nonostante gli sforzi e il trasferimento in ospedale è deceduta per insufficienza multiorgano causata da ipossia cerebrale.
Polizia e forze armate giurano fedeltà a Khamenei
Nel frattempo, i comandanti delle forze armate e i vertici della polizia in Iran hanno rinnovato la propria fedeltà alla Guida suprema Ali Khamenei attraverso una dichiarazione congiunta.
Sotto la tua guida e fino all’ultima goccia del nostro sangue e fino al nostro ultimo respiro, distruggeremo i maligni complotti orditi dai nemici giurati della Rivoluzione islamica.
Si legge nel comunicato, come riporta Irna. Khamenei aveva detto che i giovani che hanno preso parte alle manifestazioni “devono essere puniti per rendersi consapevoli dei fatti” e accusato gli Usa e Israele di avere pianificato le dimostrazioni, che sono state violentemente represse dalle forze dell’ordine.
Amnesty: “Almeno 82 morti nelle proteste”
Secondo i rapporti delle organizzazioni per i diritti umani, più di 1.300 persone sono state arrestate durante le rivolte, tra cui 300 attivisti e oltre 100 studenti provenienti da diverse università. Giovedì, Amnesty International ha fatto sapere che sarebbero almeno 82 le persone uccise durante la repressione da parte delle forze di sicurezza iraniane a seguito degli scontri della minoranza beluci nella città di Zahedan, capoluogo della provincia del Sistan Balochistan, situata nella parte sudorientale dell’Iran, al confine con Afghanistan e Pakistan.