L’operazione all’alba di polizia e carabinieri ha innescato due ordinanze cautelari contro 11 persone, tra cui lo stesso Baby Gang alias Zaccaria Mouhib per via della sparatoria del luglio scorso a Milano in corso Como.
Nato a Lecco nel 2001 da famiglia marocchina, Zaccaria vive un’infanzia di povertà. Nel 2012 per la prima volta va in una comunità per minori a Torino: era stato colto in flagrante a rubare vestiti da un negozio. E’ un continuo entrare ed uscire dalle comunità di mezza Italia da Rimini, passando per Bologna, fino Brescia.
Il suo soprannome Baby Gang giunge perché i fatti di cronaca che accadevano erano riconducibili a una baby gang e invece era lui e soltanto lui ad operare.
Chi è il Baby Gang: tra carcere e comunità. L’incontro con don Burgio
La prima volta che va in carcere Zaccaria ha soltanto 15 anni e vi finisce dentro per aver mal menato un poliziotto, anche se lui sostiene di essersi difeso perché è stato aggredito per primo. Ha trascorso due mesi al carcere minorile di Bologna e poi è stato trasferimento al Beccaria di Milano.
Comincia il suo via vai e viene sballottato tra carcere e comunità, tenta di scappare ma viene riacciuffato, finché la pena non si conclude. È in questo periodo che conosce e incontra don Burgio Fondatore, (presidente dell’associazione Kayrós che dal 2000 gestisce comunità di accoglienza per minori e servizi educativi per adolescenti) che negli anni proverà ad aiutarlo a farsi una vita onesta senza ottenere risultati positivi. Sul prelato dirà il cantante: “L’unico che ha creduto in me”
Chi è baby Gang: le sfide in segno di aizzamento alla Polizia
Nella primavera del 2021 ancora sotto restrizioni anti covi-19 e Baby Gang si è reso protagonista di un evento: questa volta per un video girato in strada a San Siro insieme all’altro rapper Neima Ezza.
Nessuno, dunque ha richiesto dei permessi per quelle riprese e non si possono fare assembramenti per le restrizioni vigenti, nonostante ciò in piazza Selinunte arrivano centinaia di ragazzini radunati dal tam tam social. L’intervento delle forze dell’ordine non si fanno attendere e genera un caos sfociato in guerriglia in strada e in una sassaiola, per fortuna senza feriti gravi.
Il livello dello scontro quindi si alza. La Politica tutta e le istituzioni puntano il dito contro i rapper, il quartiere viene riempito di telecamere e per qualche giorno a Milano non si parla d’altro. Poco dopo arrivano le perquisizioni negli appartamenti e Baby Gang si fa fare un video in cui si vede lui che gioca con i videogame mentre gli agenti si adoperano nella perquisizione della sua casa. E lo pubblica su Instagram, segno di una nuova e chiara sfida, tendente a l’aizzamento.
Con l‘accusa di aver avvicinato dei giovani alle Colonne di San Lorenzo e averli bloccati e colpiti per farsi consegnare denaro e gioielli a Gennaio di quest’anno viene arrestato insieme ad altri rapper. Baby Gang finisce a San Vittore, ma solo per un mese: l’avvocato riesce ad ottenere la scarcerazione per prove insufficienti.
Il giorno dopo dell’uscita dal carcere un altro segno di sfida verso la polizia: fa esplodere fuochi d’artificio davanti a San Vittore. E non finisce qui perché dopo poco annuncia sui social di aver girato un video dentro al carcere: sono le immagini che userà per la sua clip “Paranoia”, girate con un telefonino fatto entrare di nascosto. In merito a questo episodio sarà, dunque indagato per il reato 391 ter che punisce sia “chi indebitamente procura a un detenuto un apparecchio telefonico” sia il detenuto che lo riceve e lo usa.
E l’aprile di quest’anno quando è in giro con un amico in scooter, non si ferma all’alt di due poliziotti in via Costa, aggredisce gli agenti a calci e scappa. L’ultimo episodio negativo arriva così nella notte di luglio in Corso Como.
Bay Gang e una storia che si ripete
In ogni dove e in qualsiasi luogo, sempre e comunque, a tutti costi senza calcolarne le conseguenze, c’è sempre da qualsiasi angolo, lui il trapper col telefono in mano: per fotografare quello che non si può, per riprendere posti vietati. E come se per natura fosse obbligato ad eseguire ripetutamente la stessa prassi. Di fronte al diniego, di fronte all’imposizione, c’è sempre la sua reazione ad aizzare, a sfidare. Sarà una smania o chissà, che cos’altro?