Un team di ricercatori ha pubblicato uno studio sulla chiusura dell’Oceano Pacifico tra 200 o 300 milioni di anni che porterà alla formazione di un nuovo supercontinente, l’Amasia. Zheng-Xiang Li: “Il livello dei mari si abbasserà, e la parte interna del supercontinente sarà estremamente arido”.
Il prossimo supercontinente destinato a cambiare la faccia della Terra è denominato “Amasia”, nascerà entro 300 milioni di anni dall’unione di America e Asia per effetto della chiusura dell’oceano più antico, il Pacifico: la crosta sotto gli oceani più giovani, come l’Atlantico e l’Indiano, è infatti più spessa e robusta e ha meno probabilità di sprofondare nel mantello terrestre.
A portare avanti questa teoria è stato un nuovo studio, appena pubblicato sulla rivista National Science Review, che rivela l’aspetto che potrebbe avere il nostro pianeta tra circa 300 milioni di anni, quando i continenti che conosciamo si saranno fusi in un unico supercontinente, ribattezzato proprio “Amasia”.
Il fatto che in futuro le terre emerse saranno fuse in un unico colossale ammasso continentale, a dire la verità, non è una sorpresa.
I geologi hanno scoperto da tempo, infatti, che sulla superficie del nostro pianeta si sussegue un ciclo piuttosto regolare che più o meno ogni 600 milioni di anni porta alla creazione di un supercontinente, e poi alla sua rottura e alla formazione di continenti più piccoli, che andranno alla deriva per un po’ e poi si fonderanno nuovamente, per cominciare un nuovo ciclo.
L’ultima volta è successo durante il Mesozoico, circa 175milioni di anni fa, quando l’ultimo supercontinente, la Pangea, ha iniziato a dividersi, per dare vita ai continenti che popolano attualmente il nostro pianeta. E succederà nuovamente, con ogni probabilità, in futuro, tra circa 250/300 milioni di anni. Quel che è meno certo, per ora, è in quale modo i continenti collideranno tra loro, e che aspetto avrà quindi il prossimo supercontinente.
Nuovo supercontinente “Amasia”: “La Terra sarà molto diversa da come la conosciamo”
La teoria più nota è quella formulata negli anni ‘80 dal geologo americano Christofer Scotese, che basandosi su quanto sappiamo dell’ultimo ciclo dei supercontinenti ha previsto la formazione di Pangea Proxima. Un ammasso che si verrebbe a creare dalla chiusura dell’Oceano Atlantico, che provocherebbe la collisione di parte del Nord America con il continente africano, a quel punto fuso da tempo con l’Eurasia e il Sud America, e alla nascita di una massa di terra circondata da un unico enorme oceano nato dall’espansione dell’Oceano Pacifico, e dotata di un mare interno, formato da ciò che resta dell’oceano indiano.
Utilizzando un supercomputer per effettuare le loro previsioni, gli autori del nuovo studio sono arrivati, invece, a conclusioni molto differenti. “Simulando come evolveranno le placche tettoniche della Terra con un supercomputer, abbiamo mostrato che in meno in 300 milioni di anni è estremamente probabile che sia l’Oceano Pacifico a chiudersi, portando così alla formazione di Amasia”, spiega il geologo Chuan Huang, della Curtin University di Perth, in Australia.
Se le cose andranno in questo modo, la chiusura dell’Oceano Pacifico porterà Nord e Sud America a collidere con l’Asia, creando un mondo in cui l’unico grande continente amasiano è circondato da un oceano nato principalmente dall’espansione dell’Oceano Atlantico.
“La Terra sarà molto diversa da come la conosciamo quando si formerà Amasia”, sottolinea Zheng-Xiang Li, uno dei coautori dello studio. “Il livello dei mari si abbasserà, e l’enorme interno del supercontinente sarà estremamente arido, con temperature diurne estremamente elevate”.
Le cose andranno realmente così? Impossibile a dirsi, perché nonostante le evidenze raccolte dal nuovo studio, Amasia rimane ancora solo uno dei possibili supercontinenti ipotizzati dalla scienza, al fianco del già citato Pangea Proxima, ma anche Novopangea (che nascerebbe anche in questo caso dalla chiusura dell’Oceano Pacifico) e Aurica (previsto in caso si chiudano sia l’Oceano Pacifico che quello Atlantico, e vengano rimpiazzati da due nuovi oceani).
In tutti questi scenari, purtroppo, di certezza ce n’è solo una: il nostro Mar Mediterraneo sarà uno dei primi a sparire, tra non più di qualche milioni di anni.