Nel totonomi degli ultimi giorni per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2022 comparivano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’oppositore numero uno di Putin, Alexey Navalny, attualmente detenuto in Russia per motivi politici, ma anche Greta Thunberg, l’iconica attivista svedese per il clima. Una battaglia che alla fine è stata vinta dal bielorusso Ales Bialiatski, attivista per i diritti civili, e da due organizzazioni non governative: la russa Memorial e il Centro per le libertà civili ucraino. “I premiati con il Nobel per la Pace rappresentano la società civile nei loro rispettivi Paesi. Per molti anni hanno promosso il diritto a criticare il potere e a proteggere i diritti fondamentali della popolazione. Hanno fatto uno sforzo eccezionale per documentare crimini di guerra, violazioni dei diritti umani e abusi di potere. Insieme hanno dimostrato l’importanza della società civile per la pace e la democrazia”, ha commentato la Commissione nel corso della cerimonia di premiazione tenutasi a Oslo.

Premio Nobel per la Pace 2022: i vincitori

Nato a Vyartsilya, nell’odierna Russia, da genitori bielorussi, Ales si è sempre interessato alla storia del suo Paese d’origine, impegnandosi in prima linea nelle proteste anti-sovietiche prima e per il riconoscimento dei diritti civili e umani poi e vincendo, dal 2005, diversi premi. “È stato uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni Ottanta. Ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d’origine”, si legge nel comunicato del Premio Nobel, che ha ricordato come le autorità governative abbiano ripetutamente cercato di metterlo a tacere. “È stato incarcerato dal 2011 al 2014. A seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020, è stato nuovamente arrestato ed è ancora detenuto senza processo. Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia”.

Ma a ricevere il premio insieme a lui ci sono anche due organizzazioni non governative, con cui la guerra russa-ucraina entra ufficialmente anche nella cerimonia di assegnazione dei Nobel. Si tratta della russa Memorial, fondata nel 1987 da Andrei Sacharov – anch’esso vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 1975 – e da altri attivisti per i diritti umani in concomitanza con la caduta dell’Unione Sovietica, con l’intento di documentare e testimoniare i delitti e gli abusi in particolare del periodo stalinista, poi impegnatasi per la difesa dei diritti umani in genere e dei prigionieri politici e la cui sede russa è stata chiusa da Putin in seguito all’invasione dell’Ucraina. Ma c’è anche il Centro per le libertà civili ucraino, un’associazione con sede a Kiev che ha sempre lavorato per rafforzare lo stato di diritto in Ucraina, ancor prima dello scoppio del conflitto e che è ora impegnata nel documentare i crimini di guerra commessi dall’esercito russo.

In un anno, il 2022, che ha riportato in primo piano anche in Europa la guerra, le linee guida dell’Accademia per l’assegnazione del Nobel sembrano essere state diritti umani e democrazia. Una decisione simbolica che richiama anche quella dello scorso anno, quando a vincere il Premio erano stati i due giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è precondizione per la democrazia e per una pace duratura”.