Mandragora e spinaci, ecco come distinguerli.
La mandragora, nota anche come Mandragola, è una pianta erbacea perenne, che cresce spontaneamente in tutto il territorio delle regioni mediterranee.
La pianta, è molto pericolosa per la salute umana, in quanto, come spiegato dagli esperti, tutte le sue parti sono velenose e contengono sostanze dalle proprietà allucinogene.
Le sue foglie, di colore verde scuro sono ovali e le sue radici, spesso biforcute, superano il mezzo metro di profondità.
La mandragora, che contiene alcaloidi come scopolamina, atropine e ioscina, veniva usata nell’antichità, a scopo lenitivo, analgesico, anestetico, afrodisiaco e allucinogeno, utile anche per combattere la sterilità.
Secondo le antiche leggende, questa velenosa pianta erbacea veniva usata prevalentemente dalle streghe per la preparazione di pozioni e unguenti magici di vario tipo.
Nel Cinquecento, Niccolò Machiavelli, dedicò alla Mandragola una commedia, considerata un classico della drammaturgia italiana.
Tuttavia, è molto importante fare attenzione a non alimentarsene, poiché altamente tossica e confondibile con altre piante commestibili come spinaci, borragine e alcuni tipi di lattuga.
Mandragora e Spinaci, come distinguerli
Come già anticipato, le foglie di Mandragora sono molto simili a quelle di alcune piante erbacee commestibili, come spinaci e borragine, per questo è necessario saperli distinguere.
Appartenente alla famiglia delle piante solanacee, la Mandragora contiene la solanina, un alcaloide tossico che agisce sul sistema nervoso e sui tessuti dell’apparato digerente.
Il primo trucco per differenziare la Mandragora e gli spinaci è quello di annusarne le foglie.
Mentre, infatti, gli spinaci hanno un profumo particolare, la Mandragora emette un cattivo odore, per nulla gradevole.
La borragine e gli spinaci hanno un profumo neutro che ricorda quello dei cetrioli e delle zucchine.
Inoltre, secondo quanto riportato da “Agi”, gli esperti consigliano da fare subito un’analisi del picciolo, cioè il gambo che permette l’ancoraggio al fusto della pianta.
Il gambo della borragine e degli spinaci, infatti, appare tipicamente “spinascente”, cioè costituito da alcune piccole spine che nel raccoglierla generano dolore, oltre che, una sensazione di fastidio.
Il picciolo della mandragora è invece tipicamente liscio e pelosetto, simile per composizione a quello della bietola, ma lunghissimo, anche cinque o sei volte più lungo della foglia.
Un’altra differenza con le altre erbe commestibili, riguarda la conformazione della foglia.
Quella della Mandragora è stretta e allungata con finale a punta, può apparire increspata ma non è mai maculata.
Anche le piante commestibili hanno la foglia increspata ma la loro forma è decisamente ovale e può anche apparire maculata.
Come ha riportato “Il Corriere della Sera”, Alessio Bertolli, botanico e vice-direttore della fondazione del Museo civico di Rovereto, ha spiegato che, la Mandragora:
“Ha delle foglie basali prive di peli, e i suoi fiori non si sviluppano da un fusto, infatti, è detta: acaule, senza fusto, ma partono direttamente dal terreno. Però, è molto strano che in questo periodo sia sta confusa con gli spinaci: infatti, è proprio in autunno che la mandragora è più facilmente distinguibile, mostrandosi con fiori campanulati e bacche gialle”.
Come riconoscere i sintomi da intossicazione da Mandragora
Come ha spiegato, “Nessuno Tocchi Ippocrate”, un’associazione di medici, tra i sintomi più comuni da intossicazione da Mandragora vi sono, secchezza delle fauci, visione offuscata e midriasi, aumento della temperatura corporea, difficoltà di minzione, sonnolenza, costipazione, tachicardia, vertigini, mal di testa, delirio e allucinazioni, episodi maniacali, confusione mentale, difficoltà respiratorie.
Nei casi più gravi, i pazienti intossicati, possono manifestare una lenta perdita di conoscenza fino al coma e, in alcuni casi, la morte.
Per quanto riguarda le cure, i medici di “Nessuno tocchi Ippocrate” scrivono su Facebook:
“La terapia in emergenza è la Fisostigmina per via endovenosa, terapia da effettuare in ospedale. In alternativa c’è la lavanda gastrica”.