Ali Karimi incriminato formalmente, in contumacia, in Iran: l’ex calciatore sostiene le proteste che da tre settimane scuotono il Paese. Secondo la magistratura della Repubblica islamica, l’ex giocatore del Bayern Monaco ha avuto un ruolo da “leader nei recenti scontri”, “diffondendo la voce del nemico e incoraggiando” le proteste scaturite dalla morte di Mahsa Amini, deceduta mentre era in custodia della polizia per la morale perché colta a portare il velo in maniera non appropriata. 

Ali Karimi incriminato per le proteste in Iran

Il 43enne Karimi, trasferitosi negli Emirati arani uniti qualche mese fa, fin dall’inizio delle proteste ha più volte postato messaggi di sostegno sul suo profilo Instagram, che ha 13 milioni di follower. Una posizione duramente condannata dagli ultra-conservatori in patria come il quotidiano Kayhan che lo ha accusato di aver “gettato benzian sul fuoco”. Ma non è stato l’unico: diversi sportivi si sono schierati con i manifestanti e la settimana scorsa l’ex calciatore Hossein Maahini è stato arrestato “per aver sostenuto e incoraggiato gli scontri sui suoi profili social”.

Intanto proseguono le dimostrazioni in tutto il Paese e il p0residente Raisi è tornato a puntare il dito cobntro l’America.  Pochi giorni dopo il raid delle forze di sicurezza iraniane in borghese all’Università Sharif di Teheran, nel quadro della dura repressione delle proteste anti-governative in Iran – il presidente Ebrahim Raisi è tornato a puntare il dito contro “l’America e gli altri nemici del Paese”, che – a suo dire, “hanno cercato di perseguire i loro obiettivi anti-iraniani e anti-rivoluzionari all’Università Sharif University”. Come riporta l’agenzia Irna, Raisi ha incontrato il ministro della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia e un gruppo di funzionari della Sharif, con cui ha discusso le dimensioni degli incidenti soprattutto di domenica scorsa. Senza nessun richiamo alla violenza usata dagli agenti in borghese contro gli studenti disarmati, il presidente si è limitato a ricordare che “a nessuno è permesso di violare la santità di questo spazio sacro” che è l’università. Ha poi invitato “tutti, dai funzionari ai professori e agli studenti” ad “avere responsabilità e fermare gli sforzi di alcune correnti per trasformare questo spazio in un ambiente di violenza”. 
Nel frattempo, secondo l’Associazione islamica degli studenti universitari di Sharif, citata da Radio Farda, solo in questa università sono stati arrestati almeno dai 30 ai 40 studenti, sulle cui condizioni non ci sono informazioni.