A Pozzuoli, ricoverate per intossicazione 8 persone che avrebbero ingerito mandragora scambiandola per spinaci o bieta. I carabinieri hanno ritirato grosse quantità di verdura dai negozi. La pianta è velenosa e sarebbe stata acquistata in diverse attività dei comuni di Quarto e Monte di Procida.

Tutto è successo a Pozzuoli dove 8 persone sono state ricoverate per intossicazione dopo aver ingerito verdura velenosa probabilmente della mandragora, convinti di mangiare degli spinaci o delle biete. Ci sarebbe questo, secondo le prime ricostruzioni, dietro il ricovero delle persone, finite in ospedale nella notte appena trascorsa a Pozzuoli, in provincia di Napoli.

Una di loro, le cui condizioni sono più gravi, è in prognosi riservata. In un primo momento le persone ricoverate erano 5 poi se ne sono aggiunti altri tre, portando ad 8 il numero degli intossicati, con tutta probabilità collegati tra loro.

Le prime cinque vittime appartengono a due distinti nuclei familiari; quattro di loro, una coppia di mezza età e due coniugi anziani, abitano a Monte di Procida mentre la quinta, un giovane, vive a Quarto.

La verdura sarebbe stata acquistata in diversi negozi dei due comuni flegrei, venduta come prodotto sfuso e non imbustato. Non si esclude che i commercianti si siano riforniti dalla stessa persona, che potrebbe aver venduto loro la mandragora inconsapevolmente.

Pozzuoli intossicazione mandragora: carabinieri ritirano merce da negozi

In ospedale sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Pozzuoli, incaricati delle indagini col supporto dell’Asl, i militari in mattinata hanno ritirato a scopo precauzionale alcune partite di verdura da fruttivendoli e market alimentari di Pozzuoli e Quarto, al lavoro anche gli specialisti del Nas. 

In queste ore sono in corso controlli presso le due attività commerciali, al fine di ricostruire la provenienza della merce e capire quanta verdura velenosa sia stata effettivamente venduta. In attesa che si faccia chiarezza su questo aspetto l’associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate”, che per prima ha segnalato la vicenda sui propri profili social, ha invitato i cittadini di quelle zone a prestare particolare attenzione alle verdure acquistate, soprattutto se non confezionate.

La tossicità della mandragora è ben nota da millenni, in antichità a questa venivano addirittura attribuiti poteri sovrannaturali ed era menzionata come componente principale di pozioni magiche. Le sue foglie possono essere facilmente scambiate per quelle di lattuga, spinaci o altro tipo di verdura, ma sono altamente tossiche e proprio questa somiglianza ha portato a numerosi casi di intossicazione, anche gravi. tra i sintomi ci sono confusione mentale, diarrea e nausea e, in mancanza di un intervento tempestivo, si può arrivare anche al coma e alla morte. La mandragora autunnale presenta un grado di tossicità maggiore rispetto alle altre specie.

Che cos’è la mandragora e come viene curato l’avvelenamento

La mandragora o mandragola, è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae e rappresenta una pianta piuttosto temuta, poiché altamente tossica e facilmente confondibile con altre piante commestibili.

Sono diversi, infatti, i casi di avvelenamento verificatisi in seguito all’ingestione di foglie di mandragora, erroneamente scambiate per foglie di altre specie vegetali commestibili, come spinaci, borragine, alcuni tipi di lattuga.

Data la sua tossicità, l’impiego della mandragora in medicina e in erboristeria non è consentito.

Tuttavia, alcuni dei principi attivi in essa contenuti vengono impiegati, agli opportuni dosaggi, in ambito farmaceutico per la preparazione di medicinali destinati al trattamento di disturbi di vario genere.

Se prontamente trattato, l’avvelenamento da mandragora può essere risolto senza gravi conseguenze. Tuttavia, la risoluzione completa di un simile evento dipende fortemente dalla quantità di sostanze tossiche ingerite e dalla sensibilità del singolo individuo nei confronti di queste stesse sostanze.

Ad ogni modo, fortunatamente, in caso di avvelenamento da alcaloidi tropanici è possibile ricorrere ad uno specifico antidoto: la fisostigmina.

Questo principio attivo viene somministrato per via parenterale e grazie al suo meccanismo d’azione è in grado di incrementare i livelli di acetilcolina a livello delle terminazioni nervose colinergiche, favorendo così il ripristino delle condizioni normali dell’organismo.

Oltre alla somministrazione dell’antidoto, i pazienti con intossicazione da mandragora devono ricevere tutte le terapie di supporto necessarie, come, ad esempio, lo svuotamento del contenuto dello stomaco mediante lavanda gastrica, l’abbassamento della temperatura corporea, la somministrazione di ossigeno e/o l’eventuale intubazione per contrastare le difficoltà respiratorie.