San Bruno onomastico tutto da ricordare e scoprire. Perché si tratta di un santo forse meno “noto” rispetto a nomi come San Francesco d’Assisi o San Paolo ma comunque di grande spessore. Oggi 6 ottobre ricorre la sua memoria facoltativa e l’occasione è giusta per raccontare al mondo chi fosse quest’uomo nato in Germania intorno al 1030 che fu professore di teologia e filosofia. Augurando uno splendido giorno a tutti i “Bruno” d’Italia, ecco i passaggi chiave di questa agiografia.

San Bruno onomastico, la storia

La storia di San Bruno riportata dai testi religiosa racconta così il suo percorso alla santità:

“Trovatosi presto faccia a faccia con la simonia, cioè col mercato delle cariche ecclesiastiche, scelse presto la vita eremitica e, trovati sei compagni con i medesimi ideali, con l’aiuto del vescovo Ugo di Grenoble si stabilì in una località isolata chiamata “chartusia”. In quel luogo costruì un ambiente per la preghiera comune e sette baracche, dove ciascuno potesse vivere radicalmente il Vangelo pregando e lavorando, senza tuttavia voler fondare un ordine vero e proprio.

Nel 1090 il monaco benedettino Oddone di Châtillon fu eletto al soglio pontificio con il nome di Urbano II: era stato allievo di Bruno e lo fece chiamare a Roma come consigliere. Dal papa ottenne il riconoscimento e l’autonomia per il monastero fondato presso Grenoble, poi noto come Grande Chartreuse. Dopo pochi mesi, il Santo abbandonò la corte romana e riparò in Calabria, nella Foresta della Torre, sulle terre del conte Ruggero d’Altavilla, dove eresse nel 1094 l’Eremo di Santa Maria, mentre a poco meno di 2 km più a valle – dove sorge l’attuale certosa – fondò per i conversi il Monastero di Santo Stefano.

La nuova rigida comunità eremitica raccoglieva pochi confratelli scelti, che lo seguirono lungo la strada da lui indicata, col consiglio e con istruzioni scritte, che dopo la sua morte trovarono codificazione nella Regola, approvata nel 1176 dalla Santa Sede. San Bruno si spense nella certosa calabrese il 6 ottobre 1101; il suo culto è stato approvato da Leone X e confermato da Gregorio XV.”

L’iconografia di San Bruno

San Bruno onomastico di un uomo poco ritratto ma comunque di spessore. La produzione artistica circa la figura di San Bruno ebbe iniziò ufficialmente intorno al 1514, data dell’autorizzazione del culto del santo da parte di Leone X, “vivae vocis oraculo”. La cosa proseguì anche nel Medioevo, quando i certosini sentirono il bisogno di celebrare la nascita del loro Ordine con sporadiche raffigurazioni all’interno delle certose che testimoniano la sopravvivenza del ricordo degli episodi legati alla vita del loro Fondatore.

L’opera più antica su San Bruno conservatasi é un ciclo di miniature contenuto nel codice “Les belles heures du duc Jean de Berry “, eseguito nei primi anni del XV secolo dai fratelli de Limbourg e conservato a New York, nel Museo dei Cloisters:

“Eseguito per illustrare l’Ufficio dei morti, le otto scene di cui si compone il ciclo presentano la figura di San Bruno, illuminata da Dio, mentre abbraccia la vita monastica insieme ai sei compagni e altri passi salienti della sua vita. Nel XVIII secolo si inserisce nell’iconografia la sua permanenza in Calabria, con il rifiuto dell’arcivescovado di Reggio che ha fatto nascere un attributo fondamentale: il pastorale e la mitria deposti a terra, che si ritrovano in tutte le raffigurazioni simboliche e devozionali legate alla sua vita. Il rapporto di San Bruno con i principi normanni e l’attività diplomatica, svolta all’interno della Santa Sede, contribuirono a far nascere l’episodio leggendario dell’incontro con il gran conte Ruggero nelle selve serresi che, sorpreso durante una battuta di caccia il Santo in preghiera e colpito da questa visione si sarebbe inginocchiato.”