Decine di rider hanno partecipato allo sciopero indetto dalla Cgil nelle piazze di Firenze, dopo la morte di Sebastian Galassi, il ragazzo di 26 anni rimasto vittima di un incidente mentre faceva una consegna e per questo licenziato con un messaggio automatico inviato per “errore”.

Non si placano le proteste dopo la morte di Sebastian Galassi, studente di giorno e rider di sera per pagarsi gli studi, morto in un incidente stradale a Firenze mentre effettuava una consegna per Glovo e licenziato post mortem, così i suoi coleghi hanno partecipato allo sciopero indetto dalla Cgil.

L’incidente ha riportato l’attenzione sul tema del lavoro, della sicurezza e dei diritti. Lo slogan dei tanti riders riuniti in strada recitava:

“Le nostre vite valgono più di un panino, non si può morire per una consegna, la nostra vita vale più dei vostri profitti”.

Sull’incidente in cui ha perso la vita Sebastian Galassi sono in corso le indagini di rito. Intanto, come denuncia il sindacato, è il terzo rider che muore in Toscana. Dopo la sua morte è partito “per errore”, come dirà poi la multinazionale, un messaggio che di fatto lo licenziava, se si può usare questo termine in un settore così precario e fondato su algoritmi, il 26enne Sebastian, per non aver portato a termine la consegna. 

La multinazionale successivamente si è scusata con la famiglia ma resta il fatto che, come hanno sottolineato in molti, possa esistere un automatismo per cui si venga licenziati per non aver fatto una consegna. Dall’oggi al domani. Anzi, da un minuto all’altro. Magari senza avere la minima idea del perché quella consegna non sia stata effettuata.

Sciopero rider Firenze: “Più consegne possibili nel minor tempo possibile”

Per l’intera giornata di ieri i rider sono stati in sciopero, chiedendo alla cittadinanza di partecipare alla protesta evitando di fare ordinazioni sulle piattaforme. Al presidio ce ne erano alcune decine. In gran parte stranieri, ma anche italiani. “Non siamo pupazzi, siamo persone. In realtà credo che sia i vertici delle multinazionali che i clienti delle piattaforme siano colpevoli, perché tutti sanno che siamo sfruttati. Nessuno dovrebbe più utilizzarle”, dice Federico, 53 anni, informatico.

“Qualche anno fa con 6 ore al giorno riuscivo a tirar su 900 euro al mese, poi le tariffe sono crollate. Ora lavoro una decina di ore a settimana e ne faccio 300”.

I rider, come noto, denunciano di dover correre da una parte all’altra per effettuare più consegne possibile nel minor tempo possibile, per essere premiati dall’algoritmo alla base delle applicazioni. “Un sistema folle e disumano, inaccettabile, che deve finire”, denuncia la Cgil.

“Accordo per arrivare alla regolamentazione di questo settore”

Molti sono pakistani. Fisan, 22enne, dice di essere a Firenze da un anno. “Lavoro tutti i giorni, 12 ore al giorno, raccolgo mille euro al mese”. Per l’affitto paga 150 euro, ma perché “vivo in una stanza dove dormiamo in cinque. E in un’altra stanza ce ne sono altri cinque. A Scandicci”. Le storie dei rider si susseguono una all’altra, ma parlano tutte di sfruttamento.

“Le aziende ti spingono a correre, per stare dietro ad un algoritmo che ti assegna punteggi e quindi nuove consegne a seconda della velocità con la quale lavori. Questo è il cottimo e anche per questo è morto Sebastian. Tutte le volte che arriva il messaggio dell’azienda che ti chiede quanto tempo ci metterai a consegnare senti la pressione e sai che rischi”, dice Andrea Pratovecchi, 23enne, studente di economia, al lavoro per Deliveroo. “Tutto questo, aggiunge, per arrivare a mille euro lordi se lavori dodici ore al giorno”.

“I colossi che aderiscono ad Assodelivery, cioè Glovo, Deliveroo, Uber, facciano un accordo con noi per arrivare alla regolamentazione di questo settore, come già fatto da Just Eat”, chiede Ilaria Lani, segretaria di Nidil Cgil Firenze. “Alla politica chiediamo di fare come in Spagna, cioè una legge più chiara dell’attuale, che possa impedire l’abuso dei contratti e l’uso delle paghe a cottimo”.

Nella piazza della città si è poi scatenata un’accesa contestazione al presidente della Regione Eugenio Giani da parte di un gruppo di area centri sociali/Cpa, contestazione da cui si è subito dissociata la Cgil.