A soli 47 anni è morto improvvisamente a causa di un infarto il fumettista coreano Kim Jung Gi. Il decesso è avvenuto lo scorso 3 ottobre: l’artista, di ritorno da un tour in Europa, si trovata all’aeroporto Roissy Charles de Gaulle di Parigi in attesa di un volo per New York, quando ha accusato un forte dolore al petto: prontamente trasportato in ospedale, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico che non è però riuscito a salvargli la vita. L’annuncio del decesso è stato diffuso tramite la sua pagina Instagram, seguita da oltre 1.5 milioni di persone.
Chi era Kim Jun Gi, fumettista coreano morto a Parigi
Dotato di un sorprendente talento naturale per il disegno, che gli permetteva di riprodurre qualsiasi cosa in maniera estremamente dettagliata senza bisogno di riferimenti fotografici, Kim Jung Gi aveva raggiunto la notorietà in anni recenti, soprattutto online.
Il fumettista coreano, morto tragicamente a soli 47 anni, era nato nel 1975, a Goyang (Sud Corea). A 19 anni entra nella scuola di Belle Arti, dove si specializza in “Art & Design” e ottiene una certa fama e grazie ai suoi i Sketchbook composti da pagine e pagine di bozze e schizzi di oggetti, creature immaginarie e persone di ogni tipo. Come lui stesso ha dichiarato: “Davanti al foglio bianco non so cosa disegnerò. Mi lascio guidare dall’istinto”. La sua prima pubblicazione è Funny Funny, pubblicata sulla rivista Young Jump.
Tra il 2008 e il 2010, ha disegnato i 6 volumi di TLT, Tiger the Long Tail e ha illustrato due romanzi scritti dall’autore francese Bernard Werber: Paradise (nel 2010) e Third Humanity (2013). Ha collaborato anche con il famoso scrittore di fumetti francese Jean-David Morvan: una volta per Spy Games , (pubblicato nel 2014 da Les Editions Glénat) e poi illustrando McCurry, NYC, 9/11 , pubblicato nel 2016 da les Editions Dupuis. Si tratta della è la prima biografia pubblicata del fotografo e giornalista Steve McCurry, il cui lavoro include l’ormai iconica copertina del National Geographic della ragazza afgana con gli occhi verdi.
Il fumettista coreano, morto lo ricordiamo in maniera improvvisa, ha anche lavorato con diverse società di videogiochi e collaborato con Marvel Comics, DC Comics e vari editori europei come cover artist. Ha esposto le sue opere in molti paesi, gallerie (Maghen a Parigi, Scott Eder a New York) e musei (Penang, Malesia) ed è entrato nel Guinness World Records, nella categoria Illustration, per Il disegno più lungo di un individuo.