Giulio II e Raffaello. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna è il titolo della mostra che ospiterà la Pinacoteca Nazionale di Bologna dall’8 ottobre 2022 fino al 5 febbraio 2023: sarà un vero e proprio viaggio nel Rinascimento bolognese, che prenderà il suo inizio dal celebre ritratto di Giulio II, eseguito da Raffaello e proveniente dalla National Gallery di Londra per questa mostra speciale a Bologna.
La mostra, a cura di Daniele Benati, Maria Luisa Pacelli e Elena Rosson, è stata realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Bologna e con l’Accademia di Belle Arti e coinvolge anche altri siti monumentali e storici, dove saranno mostrate le testimonianze artistiche relative al periodo rinascimentale a Bologna. A illustrare la mostra c’è un catalogo curato da Silvana Editoriale, volto a mostrare le opere della mostra.
Giulio II e il Rinascimento di Bologna
E’ proprio Giulio II una figura chiave nel Rinascimento di Bologna: a dominare la mostra è il suo ritratto, dal quale si snoda una storia avvincente, pronta a mostrare al pubblico l’evoluzione dell’arte bolognese, dopo il contatto con i maestri Michelangelo, Raffaello e Bramante. Un contatto che si colloca dopo l’annessione dei territori di Bologna ai territori dello Stato Pontificio, governato dal papa Giulio II, nel 1506.
Bologna accoglieva già artisti di grandissimo valore, come i ferraresi Francesco del Cossa, Ercole dè Roberti, Lorenzo Costa e i bolognesi Francesco Francia e Amico Aspertini, che, tuttavia, furono costretti a misurarsi con gli altri grandi artisti rinascimentali, finendo per dare vita ad una vera e propria diaspora.
Gli anni che portano al Sacco di Roma nel 1527 conducono a Bologna un’altra personalità di spicco, importantissima nel panorama artistico: si tratta del Parmigianino presente in città tra il 1527 e il 1530. L’opera del pittore di Parma viene mostrata attraverso due celebri quadri, la Santa Margherita della Pinacoteca e la Madonna di San Zaccaria, che arriva fino dagli Uffizi. Immagini raffinate, eleganti, caratterizzate da un allungamento delle forme e da sorrisi preziosi, capaci di chiamare gli osservatori, di stupire con la cura dei preziosi dettagli. Tratti rapidi, capaci di render la luce vibrante sotto agli occhi, e delle pose che invitano gli occhi a seguire il percorso tracciato delle forme, con una tecnica che non cessa di stregare lo sguardo.
Con queste opere, si giunge alla conclusione dell’esposizione, segnata da un nuovo evento: l’incoronazione di Carlo V da parte di Clemente VIII, cui è dedicata la parte finale della mostra.
I capolavori di Raffaello
Al centro della mostra, oltre ai quadri dei maestri di Bologna e di Ferrara, si trovano i capolavori di Raffaello, che segnano due momenti fondamentali della mostra.
Si è già citato il ritratto di Giulio II, una fotografia rivoluzionaria del papa, che rifiuta la ieraticità delle convenzionali rappresentazioni dei pontefici, per regalare all’uomo una profonda indagine psicologica, capace di mostrarci l’intimità dello stato d’animo di un personaggio tanto centrale nella storia del Rinascimento.
L’altro capolavoro di Raffaello è l’Estasi di santa Cecilia, un’altra opera rivoluzionaria, capace di innovare la tradizione: per la prima volta, infatti, l’estasi diviene l’elemento fondamentale del dipinto, mentre scompare la figura divina e viene abbandonata la mimica devozionale dei personaggi gregari. La musica e l’ispirazione divina, del resto, fioriscono soltanto nello spirito della beata, che, in estasi, sente la sua anima risuonare di note divine. L’interiorizzazione della tematica è evidente anche dalla staticità delle pose, che pone un accento maggiore sulla psicologia della protagonista, assorta in questa manifestazione divina.
Lo stile di Raffaello, tanto aggraziato, dona alla composizione una rinnovata sobrietà e un’importante ricerca di simmetria, che permette all’Estasi di santa Cecilia di raggiungere una speciale armonia, in cui la musica divina è specchio di un’immagine equilibrata e ordinata.
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