Minacce di morte, reato ad Avellino. I genitori dei baby calciatori, minacciano di morte il responsabile del settore giovanile dell’Avellino. La colpa? Non aver fatto entrare i figli in campo.
“Ti taglio la testa e la metto in una valigia se non fai giocare mio figlio”.
Volano minacce pesanti per il responsabile della giovanile under 17 Us Avellino, Giuliano Capobianco. Insulti e accanimento da parte di alcuni dei genitori delle giovani promesse della squadra. La “colpa” di Capobianco sarebbe stata quella di non aver fatto entrare in campo, sin dall’inizio della partita, uno dei calciatori. Non era nella formazione del tecnico Nicola Liguori. Questo è bastato per far scatenare l’ira di questi genitori. Probabilmente si aspettavano altro dal campionato Lega Pro a cui partecipa la società. A che prezzo? Scattano le denunce, non finisce qui.
Minacce di morte reato: si prendono seri provvedimenti
Tutto succede a Venticano, il 2 ottobre. Qui le squadre irpine Under 15 e 17 giocano le partite interne contro la Viterbese. Parole gravissime, minacce di morte e reato, colorano tristemente lo stadio e la squadra stessa. Nulla ferma Capobianco dallo sporgere denuncia. Si mobilità l’Us Avellino 1912 a seguito dell’increscioso episodio.
Espone in una nota:
“Condanna fermamente gli episodi di violenza avvenuti, nelle ultime 48 ore, nei confronti di tesserati e dirigenti”.
E ancora continua:
“Piena solidarietà nei confronti di Giuliano Capobianco per le continue minacce e tentate aggressioni subite in questi mesi da parte di genitori che, senza alcun contegno e con modi alquanto discutibili, lamentano lo scarso impiego dei propri figli. Prenderà provvedimenti nei confronti dei tesserati coinvolti, malgrado l’indiretta responsabilità degli interessati, e, nel contempo, le persone vittime di tali episodi di violenza sporgeranno denuncia alle autorità competenti.”
Andava avanti da mesi
La Digos inizia le sue indagini. Pare che non fosse la prima volta per Capobianco. Ha ricevuto anche in passato certi trattamenti. Ha assistito ad episodi di violenza e attacchi gratuiti. Soltanto il giorno prima, infatti, un altro dei genitori, indignato, si è scagliato contro un giornalista. Il motivo? non aveva riconosciuto il talento calcistico di suo figlio. Un pugno non andato a segno ha concluso la vicenda.
Ma in questo caso specifico, le circostanze si erano fatte troppo pericolose, racconta il dirigente dell’Avellino.
Capobianco rivela la verità. Questa volta ha deciso di dire basta. La situazione, ormai ripetuta da mesi e in diverse varianti, ha davvero toccato il fondo. E’ davvero importante che certi valori violenti non siano trasmessi ai ragazzi e che il calcio resti per giovani giocatori, platea e professionisti, un ambiente sicuro. Per questo motivo iniziano le indagini per una chiara ricostruzione della vicenda. Tentata aggressione e minacce smuovono le acque in campo giudiziario.
Capobianco, al telefono ha confidato alle autorità competenti:
“Purtroppo è una situazione spiacevole e reiterata che va avanti da mesi. Sia sui social che di persona sono oggetto di minacce verbali fino ad arrivare a questo tentativo di aggressione che mi ha turbato non poco. Non ho ascoltato con le mie orecchie visto il trambusto, ma mi è stato riferito che questo genitore mi avrebbe addirittura minacciato di tagliarmi la testa e metterla in una valigia se non fosse entrato in campo suo figlio.”
A proposito di questo, Capobianco ha dichiarato a SportChannel 2014:
“Non sono stato aggredito fisicamente ma qualcuno ha perso le staffe e ieri sono state dette frasi che racconterò, quando sarò chiamato”.
Minacce di morte reato: il rammarico del presidente Francesco Ghirelli
Giunti a questo punto, inevitabile che per i risvolti dobbiamo aspettarci una procedura giudiziaria.
Parole di rammarico arrivano anche da parte del presidente Francesco Ghirelli. Non resta ferma la Lega Italiana Calcio Professionistico. Chiaro è che certe cose mai dovrebbero verificarsi. I valori del calcio sono ben altri. Lo sport ha il compito di allontanare la violenza. Lo deve fare in favore del rispetto, della civiltà. Ce lo ricorda così, Francesco Girelli.
“È vergognoso e inqualificabile che genitori di giovani calciatori arrivino a minacciare il responsabile del club nel quale gioca il figlio perché quest’ultimo non viene fatto giocare. – dice in un comunicato – Il calcio è un gioco che deve portare insegnamenti di gioia, divertimento e civiltà. La Lega Pro condanna senza se e senza ma questi episodi di violenza totalmente agli antipodi con i principi fondamentali del nostro calcio. Esprimiamo massima solidarietà all’Avellino Calcio ed al suo dirigente Giuliano Capobianco, augurandoci che anche la giustizia ordinaria faccia i giusti approfondimenti del caso”.
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