Per la prima volta dall’inizio degli scontri l’ayatollah Ali Khamenei, massima guida spirituale dell’islam in Iran ed ex presidente, pronuncia parole di forte condanna a difesa dell’integrità del Paese. Nel mirino gli Stati Uniti ma anche Israele, fino all’Occidente:

Da tempo continuano a incoraggiare le proteste esplose in tutto l’Iran ormai da settimane. Con estrema chiarezza dico chiaramente che questi disordini e questo clima di tensione sono opera dell’America, del regime sionista usurpatore e dei loro agenti pagati, con l’aiuto di alcuni iraniani traditori residenti all’estero

Scontri in Iran, nel mirino anche le università

Parole che l’ex presidente dell’Iran ha pronunciato a una cerimonia di laurea per gli ufficiali dell’Accademia militare di Teheran, con particolare riferimento indiretto a Mahsa Amini.

La sua morte ci ha spezzato il cuore, ma non è normale che alcune persone, senza prove o indagini, si macchino di atti di vandalismo e insubordinazione, bruciando il Corano e togliendo l’hijab alle donne oppure incendiando moschee e automobili. La polizia ha l’obbligo morale di fermare i criminali e di garantire la sicurezza della società. Chi attacca la polizia lascia il popolo indifeso contro i criminali, i delinquenti, i ladri

Ali Khamenei, ayatollah d’Iran

Prima vera manifestazione di sostegno a favore del presidente iraniano, l’ultraconservatore Ebrahim Raissi, che ora interpreta il ruolo della vittima parlando di “cospirazione” ai suoi danni.

Stando ai media locali, intanto, il numero delle vittime è salito a 92, tuttavia sono le proteste nelle università a tenere banco. Gli scontri con le forze dell’ordine hanno persino indotto l’università della Tecnologia Sharif di Teheran a sospendere le lezioni in presenza dopo la guerriglia che si è scatenata all’interno del campus. Episodi che video e foto testimoniano online, da un lato mostrando il lato fragile dello Stato persiano, dall’altro facendo aumentare la preoccupazione per chi è rimasto vittima degli arresti, tra cui l’italiana Alessia Piperno.

Proteste in cui gli studenti hanno anche chiesto il rilascio di alcuni colleghi arrestati nei giorni scorsi. Da New York, il Centro per i diritti umani in Iran (CHRI) ha espresso grande preoccupazione e sgomento per quanto sta accadendo in Asia centrale. Il timore è che la forza delle repressione possa inasprirsi ulteriormente.