Nuovo report dell’Istat sull’aspettativa di vita, conosciuto in gergo tecnico come Bes (Benessere equo e sostenibile): a fine 2021 la media è pari a 82,4 anni. Profonde differenze tra uomini (80,1) e donne (84,7) così come nelle diverse aree geografiche.
La seconda ondata di covid-19 ha investito il Sud anche nel 2021
L’aspettativa di vita inferiore al Sud e superiore al Nord rispetto a fine 2020 è certamente influenzata dall’impatto della pandemia di covid-19 sulla mortalità generale. Se le regioni settentrionali sono state l’epicentro delle prime ondate, il Mezzogiorno ha subìto lo stesso trattamento con alcuni mesi di ritardo e pertanto il dato non può che risentirne. Al Nord la media è di 82,9 anni (in crescita di undici mesi) mentre al Sud è pari a 81,3 anni (in calo di sei mesi).
Bergamo, di cui tutti ricordiamo le tristi immagini dell’Esercito, è la città con il saldo maggiore rispetto al 2020: 46 mesi guadagnati (3 anni e 10 mesi). In fondo a questa classifica si colloca Campobasso, che “perde” 16 mesi (un anno e 4 mesi) di aspettativa.
L’analisi qualitativa dell’aspettativa di vita
Dopo l’analisi quantitativa passiamo alla qualitativa, dove i parametri di riferimento sono tre: istruzione, lavoro e salute.
Ancora una volta permangono discrepanze evidenti tra le due aree del Paese. Sul versante dell’istruzione è soprattutto il comparto legato alle materie scientifiche a presentare il maggior divario: a fronte di una media pari al 43,6% di studenti insufficienti agli esami di terza media, il Nord segna 35,8% e il Sud addirittura il 60% (ma in miglioramento). A Crotone, Agrigento e Palermo tale valore sfonda la soglia del 67%: in pratica, due terzi della popolazione studentesca è in grossa difficoltà.
Il tasso di occupazione, assestatosi a fine 2021 al 62,7%, è invece più omogeneo. Bolzano è il paradiso dei lavoratori (76%), Caltanissetta l’inferno (41%). Milano è la provincia con il reddito medio più alto (quasi 30mila euro), a Vibo Valentia si vive in media con poco più di 11mila euro. In entrambi casi, però, i dati sono in contrazione rispetto al 2020.
Chiudiamo infine con il capitolo salute e il focus sulla migrazione ospedaliera: in pratica capire chi è costretto a essere trasferito in un’altra regione per ricevere le cure mediche. Al Nord è coinvolto il 5,6% della popolazione ospedaliera, al Sud il doppio: 11,4%.