Malata da tempo, l’attrice ed attivista a difesa della comunità nativa americana Sacheen Littlefeather è morta all’età di 75 anni: era conosciuta per essere stata incaricata da Marlon Brando a rifiutare il premio Oscar assegnatogli nel 1973 e per il seguente intervento durante la cerimonia.

L’attrice e attivista nativa americana Sacheen Littlefeather è morta all’età di 75 anni. La notizia è stata divulgata dall’Academy of Motion Pictures attraverso un post su Twitter: “Sacheen Littlefeather, il cui vero nome era Marie Louise Cruz, è morta Domenica 2 Ottobre nella sua casa di Novato, nella contea di Marin, in California”.

Nel 2018 la donna aveva sviluppato un cancro al seno in stadio 4, una situazione recidiva del cancro al seno da cui era in remissione nel 2012. Successivamente era stata la stessa attrice a comunicare che il cancro si era metastatizzato al polmone destro e che la malattia era in fase terminale.

Sacheen Littlefeather per anni si è battuta a difesa dei diritti della comunità nativa americana, ricevendo anche alcuni riconoscimenti per le sue lotte, come ad esempio il Premio Brando ricevuto nel Novembre 2019 dal Red Nation International Film Festival.

Negli anni ’80 l’attrice aveva anche partecipato a campagne per la lotta all’AIDS, causa di morte del fratello.

Morta Sacheen Littlefeather: i suoi ruoli da attrice

Nella sua carriera da attrice troviamo ruoli secondari in pellicole Western realizzate nella seconda metà degli anni ’70, ovviamente sempre nel ruolo della nativa americana; tra esse si ricorda la sua partecipazione in “Johnny Firecloud” di William A. Castleman del 1975, “Cheyenne” di Charles B. Pierce del 1976 e “Shoot the Sun Down” di David Leeds del 1978.

Indubbiamente però il suo volto è conosciuto per la salita sul palco dei Premi Oscar il 23 Marzo 1973 per rifiutare il premio al miglior attore vinto da Marlon Brando, per l’interpretazione ne “Il Padrino“. In quell’occasione lesse una lettera in cui denunciava i maltrattamenti storici subiti dagli indiani d’America.

Negli ultimi anni aveva prodotto un documentario autobiografico “Sacheen: Breaking The Silence” in cui raccontava di essere stata inserita nella “black list” dell’Academy per le dichiarazioni politiche espresse nel 1973.

Nell’Agosto di quest’anno, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences aveva rilasciato una “dichiarazione di riconciliazione” in cui si scusava formalmente con Littlefeather. E in risposta l’attrice aveva dichiarato:

“Per quanto riguarda le scuse dell’Accademia nei miei confronti, noi indiani siamo persone molto pazienti: sono passati solo 50 anni! Dobbiamo mantenere il nostro senso dell’umorismo su questo in ogni momento. È il nostro metodo di sopravvivenza”.

Proprio il mese scorso, a Settembre, l’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles ha organizzato un evento in cui hanno riconosciuto l’impatto che Littlefeather ha avuto sulla storia dell’industria cinematografica.

Il caso alla notte degli Oscar

Marlon Brando aveva incaricato Sacheen Littlefeather di salire sul palco del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles in occasione della cerimonia degli Oscar del 1973 e annunciare le motivazioni del suo rifiuto al riconoscimento assegnatogli.

Brando aveva preparato un discorso lungo otto pagine, ma l’intervento della Littlefeather fu limitato alla durata di 60 secondi per volere dei produttori della celebrazione.

La 26enne allora sconosciuta si presentò con un abito di pelle di daino, mocassini e lunghi capelli neri raccolti in due codini e si rivolse così al pubblico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences con queste parole, che rivendicano i diritti della comunità apache e che criticavano la rappresentazione dei nativi americani da parte di Hollywood:

“Buonasera. Mi chiamo Sacheen Littlefeather. Sono Apache e presiedo il Comitato Nazionale per l’Immagine Affermativa dei Nativi Americani. Rappresento Marlon Brando a questo evento. È con rammarico che Marlon Brando non può accettare questo premio così generoso, a causa del modo in cui i nativi americani sono trattati oggi dagli Stati Uniti. È con rammarico che non può accettare questo generosissimo premio, a causa del modo in cui i nativi americani sono trattati oggi dall’industria cinematografica, in televisione e nelle repliche dei film, e a causa di Wounded Knee”.

Nel già citato documentario autobiografico Littlefeather aveva affermato che Marlon Brando aveva scelto proprio quel palcoscenico per mandare il messaggio a difesa della condizione dei nativi americani proprio perché era stata la prima cerimonia degli Oscar trasmessa via satellite in tutto il mondo. Nello stesso filmato, l’attrice ed attivista ha dichiarato come quella dichiarazione politica abbia sollevato un gigantesco polverone. Addirittura, sempre secondo quanto riportato, John Wayne sarebbe stato pronto dietro le quinte per salire sul palco e trascinarla via.

In riposta al suo discorso, raccolse applausi ma anche fischi ed insulti. Questo gesto le azzoppò la carriera cinematografica e le valse l’ira dei vertici dell’Academy Awards.