Dopo l’annessione delle regioni ucraine alla Russia, le polemiche intorno ai referendum si sono sempre più diffuse. L’accusa più grave riguarda naturalmente la veridicità di tali votazioni che secondo i tanti oppositori di Putin sono stati manipolati ad hoc. A dare una versione diversa sulla vicenda è però l’osservatore italiano Giuseppe Luca Genovese che è stato inviato a seguire tali referendum su volontà dei secessionisti filorussi.
In particolare, Giuseppe Luca Genovese, 41 anni, siciliano di Gela, faceva parte di una spedizione che nel complesso contava 13 italiani, arrivati in Russia su invito dell’autoproclamato ambasciatore italiano nell’altrettanto autoproclamata Repubblica indipendente dell’Abkhazia, Vito Grittani. Proprio da questo spunto, Genovese racconta il suo legame con Grittani ed il percorso fino in Russia:
Siamo arrivati con l’aereo. Roma-Istanbul-Mosca, poi da lì con un aereo fino al confine con il Donbass, in un aeroporto del quale non ricordo il nome. Siamo stati invitati dall’ambasciatore Grittani. È lui che ha organizzato tutto, ci siamo conosciuti per caso. È nata una buona amicizia, fuori dalla politica e fuori dal lavoro.
Referendum in Russia, l’osservatore Genovese risponde alle accuse
Come anticipato, il punto di vista di Genovese è importante perché è stato proprio l’osservatore italiano a guardare da vicino le dinamiche dei referendum. Ecco la sua versione a riguardo:
Abbiamo visitato alcuni seggi. Le operazioni erano regolari, ma non ne ricordo i nomi. Per le strade vedevamo delle camionette, ma non nei seggi. Tutto è stato regolare. Certo, nei margini di una situazione particolare: avevamo una scorta, ma non ci limitava. Ma nelle città c’erano parchi con i bambini che giocavano.
Poi un passaggio generale sugli sviluppi di questa guerra che secondo Genovese va analizzata in modo più ampio:
Per me la guerra è sbagliata sotto tutti i punti di vista. L’Italia è contro la guerra. E poi noi non dobbiamo dimenticarlo: non siamo in conflitto con la Russia. Putin e Berlusconi erano amici. Non voglio schierarmi contro qualcuno. Sono per la pace. […] Non si parla della guerra che c’è stata nel 2014, quando l’Ucraina stessa ha attaccato il Donbass, ma non voglio mettermi in una situazione di disagio. Io sono fiero di essere italiano.