Su Blonde arriva il parere di Joyce Carol Oates, autrice del romanzo che ha ispirato il film di Andrew Dominik su Marilyn Monroe.
Blonde, per la scrittrice del romanzo Joyce Carol Oates, il regista ha raccontato la storia della Monroe “con sincerità”
Blonde è, senza dubbio, uno dei film più al centro delle cronache cinematografiche di questo periodo.
Oltre ai giudizi sulla pellicola diretta da Andrew Dominik e con Ana De Armas chiamata a interpretare una delle più complesse e discusse icone hollywoodiane, Marilyn Monroe, il film ha attirato su di sé numerose critiche, a cominciare da quella legata alle presunte posizioni anti-abortiste contenute in esso.
A parlare, adesso, è probabilmente una delle persone più titolate a farlo, essendo la scrittrice del romanzo che ha ispirato la pellicola. Joyce Carol Oates ha affidato al suo profilo Twitter, approfittando delle domande di alcuni follower, le sue considerazioni sul film di Dominik.
“Penso che si tratti di una splendida opera d’arte cinematografica, ovviamente non per tutti. Trovo sorprendente che in un’epoca post MeToo, la rappresentazione esplicita dei predatori sessuali di Hollywood venga considerata ‘exploitation’. Quel che è certo, è che Andrew Dominik voleva raccontare la storia di Norma Jeane con sincerità”.
“Gli ultimi 20 minuti sono troppo potenti per essere guardati”
In alcuni tweet successivi, la scrittrice entra nel merito di alcuni dei temi presenti film, a partire dalla crudezza di alcune sequenze, in particolare gli ultimi 20 minuti che lei ritiene “troppo potenti per essere guardati“, fino alla performance di Ana De Armas nei panni della Monroe, definita “brillante”.
Particolarmente rilevanti sono i commenti della Oates sulla rappresentazione di Hollywood e della Monroe come vittima di un mondo brutale e spietato ― del quale fa parte anche una figura mitica dell’immaginario statunitense come John Fitzgerald Kennedy ― dal quale non aveva possibilità di fuga
“Per la giovane attrice emergente Norma Jeane Baker, non c’erano possibilità di raccontare o denunciare uno stupro subito da qualcuno di quel mondo. Nessuno le avrebbe creduto, né gli sarebbe importato, con il risultato che lo Studio l’avrebbe scaricata e sarebbe finita nella lista nera. Adesso, Blonde racconta quello stupro, 50 o 60 anni dopo. Gli abusi sessuali subiti da Marilyn Monroe da parte, tra gli altri, di John Kennedy, sono ben noti sia ai biografi della Monroe sia a quelli dello stesso Kennedy, ma per alcuni sarà difficile osservare come è stato rappresentato sullo schermo, quindi gli suggerirei di non vederlo”.
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