Una nuova importante prova conferma la presenza di acqua liquida al di sotto delle calotte polari di Marte: l’elaborazione da parte dall’Università di Cambridge dei dati del satellite della NASA Mars Global Surveyor conferma quanto già ipotizzato da un team di ricerca italiano nel 2018.

Una squadra internazionale di ricercatori ha rivelato nuove prove della possibile esistenza di acqua liquida sotto la calotta polare sud di Marte.

I dati sono stati elaborati da un team di scienziati appartenenti all’Università di Sheffield, all’Università di Nantes, all’University College di Dublino, alla Open University, all’Università di Cambridge, e sotto il coordinamento del professor Neil Arnold dello Scott Polar Research Institute di Cambridge.

I ricercatori hanno utilizzato i valori registrati da un altimetro laser istallato a bordo del satellite Mars Global Surveyor della Nasa, che è stato in grado di misurare le variazioni dell’altezza dei ghiacci che ricoprono il polo sud marziano.

Ciò ha rivelato un’ondulazione superficiale lunga 10-15 chilometri che comprende una depressione e una corrispondente area rialzata, di diversi metri differente dalla superficie di ghiaccio circostante. Questo andamento è in proporzione molto simile a quanto visibile sulla Terra.

La squadra di scienziati ha quindi testato un modello informatico del Pianeta Rosso avente acqua liquida nel sottosuolo. La somiglianza tra l’ondulazione topografica prodotta dal modello e le osservazioni effettive del veicolo spaziale, insieme alle precedenti prove radar che hanno penetrato il ghiaccio, ha suggerito che è molto plausibile che ci sia un accumulo di acqua liquida sotto la calotta polare sud di Marte. È altresì probabile che l’energia termica che consente all’acqua il suo stato liquido sia dovuta ad una recente attività magmatica verificatasi nel sottosuolo.

Lo studio e le analisi dei dati sono stati riportati sulla rivista britannica “Nature Astronomy” e sono la prima prova a sostegno della presenza di acqua liquida sotto la calotta polare sud di Marte indipendente dalle precedenti analisi.

Il professor Neil Arnold ha così commentato lo studio, non nascondendo una certa emozione:

“La combinazione delle nuove prove topografiche, dei risultati del nostro modello computerizzato e dei dati radar rendono molto più probabile che almeno un’area di acqua liquida subglaciale esista oggi su Marte e che il pianeta debba essere ancora geotermicamente attivo per mantenere l’acqua liquida sotto la calotta glaciale. È emozionante usare queste tecniche per scoprire cose su pianeti diversi dal nostro”.

Acqua Marte: la conferma alle ipotesi del 2018

La scoperta divulgata nelle scorse ore conferma quanto già rilevato nel 2018, quando il satellite Mars Express dell’Agenzia spaziale europea, attraverso il suo radar MARSIS, aveva penetrato il ghiaccio di una delle due calotte polari marziane.

Questa tecnologia aveva infatti consentito di rivelare un’area alla base del ghiaccio che rifletteva fortemente il segnale radar: ciò era stato interpretato come un’area di acqua liquida sotto la calotta glaciale.

I valori registrati nel 2018 erano stati elaborati dall’astrofisico italiano Enrico Flamini, responsabile di progetto dell’esperimento MARSIS per l’Agenzia spaziale italiana.

In questo modello si negava che le calotte polari su Marte fossero solide e congelate anche nel sottosuolo a causa del freddo clima marziano e si sosteneva una configurazione simile alle calotte polari terrestri, che sono coperte da canali pieni d’acqua e persino da grandi laghi subglaciali.

Oggi la deduzione della presenza di acqua al di sotto delle calotte polari attraverso un metodo utilizzato completamente diverso rispetto a quello usato 4 anni fa rafforza le deduzioni elaborate nel 2018.

E lo stesso Enrico Flamini ha accolto positivamente tale risultato con queste parole, togliendosi anche qualche sassolino nei confronti dei detrattori:

“A nome di tutti i miei colleghi posso dire che siamo estremamente felici che un metodo indipendente confermi la plausibilità dell’esistenza di acqua liquida su Marte. Il nuovo studio, con un metodo completamente differente, arriva oggi alle stesse conclusioni sconfessando così studi approssimativi fatti da altri, che contestavano il nostro lavoro”.

Un punto a sostegno dunque della teoria elaborata dal team di scienziati italiano, dopo la contestazione da parte di altri studi che avevano proposto modelli con altri materiali rocciosi al di sotto delle calotte polari marziane in grado di produrre effetti di riflettanza simili all’acqua liquida. A critica della teoria di Flamini, questi studi avevano sostenuto che per avere acqua liquida nel sottosuolo fosse necessaria una fonte di calore geotermico dall’interno di Marte superiore a quella disponibile.