I tassi d’interesse dell’Eurozona devono continuare a salire, ma con prudenza: la Bce non deve seguire la Fed e non deve legarsi le mani con l’ipotesi di ritocchi al costo del denaro “straordinariamente elevati”. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, predica cautela sulla strada della stretta monetaria anche se, avverte, ancorare le aspettative inflazionistiche resta una priorità: una rincorsa tra salari e prezzi intervenendo a una conferenza a Firenze, sarebbe “vana e dolorosa”
L’onere dello shock energetico, rileva, è “ineludibile”, come lo fu negli anni Settanta la “tassa dello Sceicco”. Al governo il compito di redistribuirne il peso tra cittadini e imprese, ma con l’avvertenza di non far deragliare il percorso di rientro del debito pubblico. In caso contrario, osserva, a pagarne le conseguenze sarebbero i giovani.
Ai ‘falchi’ dell’Eurotower Visco dice che le differenze tra l’economia degli Usa e quella dell’Eurozona “suggeriscono che ipotizzare che la Bce segua ciecamente la Riserva federale nei prossimi mesi potrebbe essere un grave errore“.
L’elevata incertezza delle prospettive economiche, aggiunge, invita alla “prudenza nel fissare il ‘ritmo’ dei rialzi dei tassi e sconsiglia vivamente di mirare a raggiungere un valore terminale predeterminato per i tassi ufficiali“.
Anche per questo sarebbe “sbagliato legarci le mani con ipotesi di incrementi straordinariamente elevati quali quelli che da alcune parti si leggono“. Correre troppo finirebbe “per aumentare i rischi di una recessione”.
Inflazione. Il quadro
L’ancoraggio delle aspettative inflazionistiche resta però fondamentale. Il forte aumento dell’inflazione seguito alla fine della pandemia e allo shock energetico provocato dall’invasione della Russia in Ucraina, spiega Visco, “non può essere ignorato dalla banca centrale: occorre contrastare con decisione il rischio che possa causare un aumento delle aspettative d’inflazione e portare a sua volta a una vana e dannosa spirale tra salari e prezzi”.
Per far fronte al deterioramento del quadro economico, tuttavia, la politica monetaria da sola potrebbe non bastare. “Occorre comprendere”, sostiene il governatore, “che, come per la ‘tassa dello sceicco’ degli anni Settanta, lo shock” energetico “è un onere ineludibile per l’intera area dell’euro, e soprattutto per i paesi più colpiti, come è senza dubbio l’Italia”.
E “garantire il contenimento degli effetti di questo shock richiederà non solo una risposta incisiva e adeguata da parte della politica monetaria, ma anche la responsabilità delle parti sociali e il contributo della politica di bilancio“.
Il tentativo di annullare completamente l’impatto dello shock energetico “sui redditi da lavoro e da capitale“, avverte il governatore, “sarebbe vano e finirebbe inevitabilmente per avere ripercussioni sull’inflazione”. Certo, prosegue, la politica di bilancio, “può ridistribuire gli effetti dello shock tra consumatori, fattori produttivi, generazioni presenti e future, con interventi mirati e temporanei a sostegno delle famiglie e delle imprese più colpite”.
Ma “se si decidesse di far pesare la redistribuzione soprattutto sulle generazioni future essenzialmente con l’emissione di debito pubblico, si rischierebbe di caricare queste ultime di oneri ingiusti e di alimentare ulteriormente l’inflazione attuale e attesa“.
Per l’Italia, in particolare, conclude Visco, “ciò comporterebbe anche il rischio di far deragliare il debito pubblico dal percorso di rientro, in rapporto al prodotto, iniziato lo scorso anno – un percorso necessario per preservare la possibilita’ di ritorno a una crescita economica forte e duratura”.