Sembra uno scherzo, ma non lo è: tra i candidati alle elezioni presidenziali che si terranno in Austria il prossimo 9 ottobre c’è anche il “Partito della birra”. In tedesco si chiama “Bier Partei“, il suo motto è “Vivi e lascia vivere (tranne i bevitori di Radler)”, un mix di birra e limonata, e il suo fondatore, Marco Pogo, all’anagrafe Dominik Wlazny, vuole essere il nuovo presidente della Nazione.
Elezioni presidenziali in Austria: i candidati
Gli austriaci saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente domenica 9 ottobre. Alexander Van der Bellen, presidente in carica, aveva già annunciato, lo scorso maggio, di volersi ricandidare e si pensa che sarà lui ad ottenere un secondo mandato. Ma oltre alla sua candidatura – che ha ricevuto il sostegno dei Verdi, suo vecchio partito – sono anche altri gli uomini e le donne in lizza: per il partito di estrema destra FPÖ concorrerà Walter Rosenkranz, già presidente provinciale per la formazione nella Bassa Austria, mentre per l’Mfg, il partito portavoce delle rivendicazioni no-vax, ad annunciare la sua candidatura è stato Michael Brunner. I conservatori dell’ÖVP, i socialdemocratici e i liberali non si presenteranno invece alle elezioni, appoggiando la ricandidatura di Van der Bellen. E se i partiti tradizionalisti sembrano riluttanti a opporre propri concorrenti all’attuale presidente, lo stesso non può dirsi dei privati cittadini, che sembrano pronti a mobilitarsi. In Austria, infatti, chiunque può candidarsi alla Presidenza della Repubblica, a patto che presenti 6mila firme: non poche, se non si ha alle spalle un’organizzazione partitica. Tra quelli che ce l’hanno fatta c’è Marco Pogo, fondatore dello spumeggiante “Partito della birra”.
La storia e il programma politico del Partito della birra
Nato nel 2015, il Partito della birra è, stando alle parole del suo fondatore, all’anagrafe Dominik Wlazny, un “progetto satirico”, che, con una comunicazione non convenzionale, si rivolge a chiunque “abbia voglia di cambiare” e conta oggi circa mille tesserati. Non è la prima volta che si presenta alle elezioni: nel 2020, in seguito alle comunali, 11 membri del partito, tra cui lo stesso leader, sono diventati consiglieri distrettuali a Vienna, ottenendo l’1,8% delle preferenze. Il “movimento birrocratico”, così si definiscono, intende istaurare una “birrocrazia”, nella quale il potere viene dalla birra: “La birra è una cosa fantastica – ha dichiarato il fondatore Marco Pogo all’AFP. Ma in realtà si tratta di capire come ci si può impegnare, e non è necessario essere un bevitore di birra per farlo”. Nelle proposte del partito c’è la creazione di una fontana di birra nel centro storico di Vienna, l’abolizione della tassa sulle bevande nei bar e la fornitura universale mensile di un barile di birra a tutte le famiglie austriache (50 litri per adulto e 20 litri per bambino). Ma nello statuto del partito si parla anche di tolleranza verso le birre straniere e “libera scelta delle varietà delle bionde”, fatta eccezione per la Radler, verso cui si combatte una vera e propria crociata. Oltre alle proposte legate alla bevanda alcolica, ce ne sono altre: l’instaurazione dei test attitudinali obbligatori per i politici, l’implemento degli aiuti di Stato per salvare la scena culturale e l’aumento dell’affluenza alle urne permettendo agli elettori di «restituire alla politica austriaca la serietà che merita». Il leader del movimento, laureato in medicina e medico praticante prima di dedicarsi alla politica, potrebbe ottenere, secondo i sondaggi, il 5% dei voti alle elezioni presidenziali: una “lotta tra Davide e Golia”, come l’ha definita lo stesso Pogo, visto che per ora sembra che il presidente uscente sarà riconfermato con il 60% circa delle preferenze.