Sono diventate definitive le condanne per i due principali protagonisti dell’inchiesta “Mafia Capitale”, Salvatore Buzzi, a 12 anni e 10 mesi, e Massimo Carminati, a 10 anni. I giudici della seconda sezione penale della Cassazione hanno rigettato i ricorsi presentati dalle difese dei due imputati scrivendo così l’ultimo atto del processo, a quasi otto anni dall’inizio dell’operazione “Mondo di mezzo”.
Mafia Capitale, condanne confermate in Cassazione
Con la sentenza dei supremi giudici sono state confermate le condanne pronunciate in Appello bis nel marzo del 2021, processo a cui si era arrivati dopo che la Cassazione aveva disposto il riconteggio della pena in seguito all’esclusione della aggravante mafiosa e il riconoscimento di due separate associazioni a delinquere di tipo “comune”, finalizzate alla corruzione (quella di Buzzi) e alle estorsioni e altri reati di strada (quella di Carminati). Salvatore Buzzi è stato ora arrestato a Lamezia Terme dai carabinieri del Ros e dovrà scontare 7 anni e 3 mesi di pena residua nel carcere di Catanzaro; Carminati potrebbe invece andare ai servizi sociali. Nella requisitoria depositata qualche giorno fa, la procura generale della Cassazione aveva chiesto di dichiarare inammissibili i ricorsi dei due imputati, parlando di “curriculum criminale”, “gravità della vicenda associativa accertata” e di “ruolo apicale” nel caso di Carminati e per Buzzi di “ruolo apicale” unitamente al Carminati e “numero e gravità delle condotte accertate”. Nel primo processo di appello, nel settembre del 2018, Carminati era stato condannato a 14 anni e mezzo e a Salvatore Buzzi erano stati inflitti 18 anni e 4 mesi. Nel 2017, in primo grado Buzzi aveva ricevuto 19 anni, contro i 26 anni e 3 mesi richiesti, e Carminati 20, contro i 28 richiesti.
Le tappe dell’operazione denominata “Mondo di Mezzo”
Tutto ha inizio nel 2012, quando un articolo dell’Espresso scritto da Lirio Abbate ricostruisce la spartizione della Capitale tra diversi gruppi criminali facenti capo principalmente a Massimo Carminati, “Er cecato”, ex terrorista dei NAR e affiliato della Banda della Magliana. Hanno così inizio delle intercettazioni da parte dei Ros dei Carabinieri, che portano anche ai primi arresti. È il 2 dicembre del 2014 e sono 37 le persone fermate, di cui 28 finiscono in carcere e 9 ai domiciliari): tra gli indagati spicca il nome dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, successivamente condannato a 6 anni di reclusione per corruzione e finanziamento illecito. La Procura arriva infatti a scoprire un’ampia rete di associazione mafiosa a Roma e nel Lazio che, secondo le indagini, avrebbe fatto affari con imprenditori ed esponenti politici. Lo scopo? Avere il controllo delle attività economiche e la conquista degli appalti pubblici. I reati vanno dall’estorsione, alla corruzione, fino all’usura, al riciclaggio, alla turbativa d’asta e al trasferimento fraudolento di valori.
A guidare questa organizzazione sono, secondo gli inquirenti, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Il primo, in particolare, avrebbe impartito “le direttive agli altri partecipi” e avrebbe fornito loro schede dedicate “per comunicazioni riservate”. Avrebbe anche mantenuto i rapporti “con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti”. Ma si tratta solo dei primi di una lunga serie di arresti che seguono nei mesi successivi e che nel 2015 portano all’apertura del processo per Mafia Capitale, o Mondo di Mezzo, come era stata denominata la collusione tra la pubblica amministrazione e le diverse società e aziende di stampo mafioso. Un processo lungo e travagliato, che si è concluso adesso, a quasi otto anni dai primi arresti, con le sentenze in Cassazione.