Tira aria rinnovamento in casa dem. Il PD, dopo la debacle delle elezioni politiche, ha intenzione di avviare qualcosa in più di un semplice percorso congressuale: si stanno maturando le convinzioni, e le condizioni, per un cambiamento radicale all’interno del partito. È partito tutto dall’annuncio di Enrico Letta all’indomani del 25 settembre. Fonti vicine al nazzareno parlavano, addirittura, di un Letta pronto a dimettersi già la mattina del 26 settembre. Ma, per non lasciare il partito nel vuoto, ha deciso di restare ad interim per guidare la transizione alla nuova era.
I prossimi passi
L’intenzione di Letta, riporta l’AGI, è quella di accorciare i tempi. Il segretario vuole evitare a tutti i costi un vacuum di potere e vuole arrivare il prima possibile al nuovo congresso. Va in questa direzione la convocazione per il 6 ottobre della direzione del partito: Sarà in quella sede che si decideranno timing e contenuti e sarà fatta chiarezza su che tipo di congresso sarà. Due gli aspetti principali da trattare: fare in modo che il percorso congressuale sia il più possibile aperto, con la possibilità di partecipare anche a chi non è ancora iscritto al partito. Avviare una discussione profonda sul merito, toccando criticità e potenzialità del partito. Passaggi, questi, ritenuti propedeutici all’individuazione del nuovo segretario o della nuova segretaria. Quello, avverà in un secondo momento. Il PD vuole cambiare anima, oltre che segreteria.
Più che un congresso
Insomma, questo passaggio non diventerà un casting. Se non un referendum su Bonaccini. Cresce, nel partito, la schiera di chi ritiene sia necessaria una sorta di costituente della sinistra che allarghi i suoi confini ben oltre il PD. Una sorta di Epinay italiana, come l’hanno chiamata alcuni esponenti del partito come Orlando o Fassino.