Chiusa nel suo studio, Giorgia Meloni lavora senza sosta alla composizione della squadra di governo. Un sudoku complesso che deve tener conto dei ‘desiderata’ degli alleati ma anche delle aspettative che ci sono sul suo governo. La presidente di Fratelli d’Italia sa che non può sbagliare, è consapevole di essere sotto la lente di ingrandimento dell’Europa così come del mondo economico. Ecco perchè la lista dei ministri non deve avere sbavature. Ed uno degli ostacoli da superare è la scelta del futuro ministro dell’Interno, poltrona a cui ambisce senza mistero Matteo Salvini. L’argomento sarebbe stato tra i temi del colloquio tra il segretario leghista e la presidente di Fdi. Un’ora scarsa di faccia a faccia definito da più parti interlocutorio e che di certo non risolve il problema. La Lega rivendica il Viminale e nello specifico chiede che il posto vada a Salvini. Difficile capire quanto il leader della Lega possa resistere nel perorare la causa visto che al momento la sua richiesta sembra cadere nel vuoto con la proposta sempre sul tavolo di fare il vicepremier insieme con Tajani per blindare l’alleanza. Per il ministero dell’Interno restano in pole i nomi di Piantedosi e Pecoraro.

Ma se il Viminale rimane forse il problema principale, diverse sono le caselle sulle quali si è lontani da un accordo. Ad esempio, gli alleati avrebbero respinto al mittente l’idea di affidare la presidenza di una delle due Camere all’opposizione. Lo schema prevedeva la Camera al Pd ed il Senato alla Lega con Calderoli. L’ipotesi numero due vedrebbe invece palazzo Madama sempre a guida Carroccio con Calderoli e Tajani alla presidenza della Camera. Un modo, viene spiegato per compensare anche il partito di Berlusconi che invece avrebbe mire su un ministero pesante come la Farnesina. Per Fi dovrebbero entrare nella squadra anche Licia Ronzulli e Anna Maria Bernini. L’idea, se Tajani non dovesse fare il ministro degli Esteri è quella di Elisabetta Belloni con Giulio Terzi di Sant’Agata come vice. Altra nodo è quello dell’economia.

Rumors danno come ipotesi quella che a via XX Settembre possa restare Daniele Franco come messaggio anche di rassicurazione all’esterno sui conti e la gestione dei fondi per il Pnrr. Il ministero potrebbe essere spacchettato con Maurizio Leo alle Finanze. Nei desiderata di Fdi c’è sempre Fabio Panetta, ora nel board della Bce, ma in quel caso senza dividere il dicastero. E gira anche la voce di un ritorno di Domenico Siniscalco. Al Mise c’è invece l’idea di lasciare Giancarlo Giorgetti ma l’ipotesi non piace alla Lega che avrebbe chiesto anche l’Agricoltura con Centinaio mentre Giulia Bongiorno andrebbe alla Pubblica Amministrazione perdendo il duello con Carlo Nordio in pole per la Giustizia. Il Welfare andrebbe a Luca Ricolfi, uno dei tecnici invitati dalla Meloni alla conferenza programmatica del partito. Marcello Pera prenderebbe il dicastero delle Riforme, mentre ,Maurizio Lupi andrebbe ai rapporti con il Parlamento. Letizia Moratti viene data in pole alla Sanità anche se lei continuerebbe a resistere per candidarsi alle regionali in Lombardia. Raffaele Fitto se non resta in Europa alla guida del gruppo Ecdr potrebbe andare agli Affari Europei.

Un posto al governo potrebbe averlo anche Francesco Lollobrigida, fedelissimo della Meloni (c’è anche chi dice che potrebbe restare ad occuparsi del partito) mentre Fabio Rampelli potrebbe essere dirottato ai Beni Culturali oppure all’Ambiente. Ignazio La Russa sarebbe uno dei nomi che gira come sottosegretario alla presidenza del Consiglio insieme a quello di Giovanbattista Fazzolari.