Sono passate due settimane dall’alluvione di Senigallia, che ha provocato morti e distruzioni, e quel dramma ormai è passato nelle notizie in breve dei quotidiani nazionali mentre è ancora in prima pagina negli indispensabili giornali locali.
La macchina della solidarietà è in moto ma per molte famiglie e per le imprese del territorio la ripresa è difficile. C’è una foto-simbolo della volontà di ripartenza pubblicata dal Corriere Adriatico giorni fa che ritrae un bambino di 7 anni, di nome Francesco, con pala e stivali. E’ andato con i genitori ad aiutare il padre di un suo compagno di scuola, nella falegnameria colpita dall’alluvione. I suoi coetanei, un po’ più grandi, venerdì scorso sono scesi di nuovo in piazza, in tutta Europa, per ricordare ai grandi che se non si fa qualcosa per il clima le tragedie di Senigallia sono destinate a diventare sempre più numerose. E poi, una volta accadute, tutti a piangere e fare polemiche. Eppure, sappiamo quanto male si sta facendo da decenni alla Terra.
L’insegnamento di Francesco, 7 anni, e dei suoi coetanei
Abbiamo preso in giro Greta Thumberg. Lei si è presa la sua rivincita e ci ha avvertito: “La crisi climatica continuerà a intensificarsi e a peggiorare finché mettiamo la testa sotto la sabbia e diamo la priorità al profitto e all’avidità rispetto alle persone e al pianeta”. Un vecchio e saggio capo indiano diceva: “Non è la terra che appartiene a noi ma noi che apparteniamo alla Madre Terra”.
Ce ne siamo dimenticati ma l’autunno e l’inverno che sono in arrivo ci ricorderanno il male che abbiamo fatto al pianeta e la nostra incapacità di fare scelte difficili ma necessarie addirittura per la sopravvivenza.
Stefano Bisi