Del Potro è out ormai da qualche mese, con un ritiro forzato a causa delle sue condizioni di salute. La sfortunata parabola personale è ancora argomento caldo per appassionati e addetti ai lavori del tennis.
Il ginocchio è un grosso cruccio per l’ex tennista argentino anche senza giocare: le difficoltà nel salire le scale e il dolore quando guida accompagnano l’ex stella che non riesce nemmeno a stare senza tennis.
Del potro sull’infortunio al ginocchio
“Recentemente sono andato in Svizzera per farmi visitare da un altro medico. Ho iniziato un altro trattamento, mi è stato consigliato da molti tennisti e finora non ho avuto neanche un risultato positivo. Immagina com’è dopo ogni tentativo di trattamento o intervento chirurgico, la frustrazione che posso provare quando le cose non funzionano. Come al solito mi illudo, spero, ho fede in ogni nuovo trattamento che provo e, quando questo fallisce, il colpo è duro. E per tre anni e mezzo, nonostante diversi interventi chirurgici e cure, mi è sempre successo. Ad oggi posso solo camminare, non corro sul tapis roulant, non posso salire le scale senza dolore. Non posso guidare per molto tempo senza fermarmi per sgranchire le gambe. Questa è la mia realtà, che è dura, è triste, ma cerco sempre di migliorare la mia situazione e la mia nuova sfida è anche quella di vivere nella miglior maniera possibile, anche psicologicamente, nonostante il mio problema”.
Sull’ultimo periodo
“L’ultima volta che ho preso la racchetta in mano è stato a Buenos Aires . Più tardi ho fatto un paio di prove, ma no: la verità è che la decisione di giocare a Buenos Aires mi è costata molto. Molto. E una volta che l’ho fatto, e tutti hanno visto in che condizioni mi trovassi, ecco, quello è stato un sollievo, un punto di svolta nella mia vita. In questi tre anni, prima di Buenos Aires, non avevo mai pensato a come potesse essere tornare in campo. Ho sempre affrontato operazioni e fatto tentativi pe tornare, finché ho cominciato a capire che il ritorno era sempre meno possibile. Avevo esaurito le cure, non avevo più possibilità di provare cose nuove. Sono venuto a Buenos Aires, mi sono allenato duramente praticamente su una gamba, prendendo antinfiammatori, e mi sono detto: ‘Cosa devo fare? Butto via tutto questo sforzo o vado a giocare con la possibilità che sia la mia ultima partita?’. Questo mi ha portato a decidere di entrare e giocare. E quando ho finito, la mia sensazione è stata: ‘Se questa è stata l’ultima partita, è stata super emozionante, a casa, con mia madre in campo, con mia sorella, con tutta la mia gente, in Argentina, in un torneo, quello, che avevo giocato una sola volta’. Penso che sia stato tutto spettacolare. Oggi cerco un trattamento per la qualità della vita, non cerco un trattamento per giocare a Paris-Bercy o agli Australian Open. La salute è la mia priorità. Oggi sto vivendo un’altra vita, ho altri obiettivi, cerco medici e cure, ma per poter salire le scale e non aggrapparsi alla ringhiera, che è la mia realtà al momento. Quindi c’è una realtà e un’equazione molto semplice: con una gamba sola non si può giocare a tennis, non è possibile”.