Polemiche sul film Blonde perché promuoverebbe una cultura contro l’aborto, ma il regista ha respinto ogni accusa.

Blonde contro l’aborto, per Andrew Dominik il film “non ha nulla a che vedere con questo”

Arriva oggi su Netflix Blonde, il film-evento dedicato alla vita travagliata di Marilyn Monroe.

Il trailer di Blonde.

Tratto dal bestseller di Joyce Carol Oates, il film ricostruisce, mescolando realtà e finzione, la vita di una delle icone più leggendarie di Hollywood, raccontando quanto dolorosa può essere l’esistenza di una persona divisa tra la sua immagine pubblica e quella privata. Dopo la presentazione alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film ha fatto subito discutere e scatenato dibattiti tra detrattori e sostenitori della visione di Andrew Dominik.
Una scena in particolare è finita nell’occhio del ciclone, nella quale si vede la protagonista parlare con il feto di un figlio mai nato. Una sequenza che per molti sottintende una posizione anti-abortista espressa dalla pellicola e dai suoi realizzatori. Accuse prontamente respinte dal regista in una recente intervista, nella quale ha sottolineato come il clima del momento, influenzato dalla decisione della Corte Suprema di abolire la sentenza Roe v. Wade che garantiva costituzionalmente il diritto all’aborto.

“Il film ci dice che lei non riesce più a vedere la realtà delle cose. Vede le sue paure e i suoi desideri proiettati nel mondo che la circonda. Lei non sta facendo altro che reagire a una storia che ha portato e costruito dentro di sé, e credo che questo desiderio di alcuni spettatori di guardare a Blonde nell’ottica della sentenza Roe v. Wade segua lo stesso principio. Vedono un mondo che li circonda in cui la libertà delle donne è stata compromessa e, di conseguenza, per loro Blonde diventa un demone, anche se non ha nulla a che vedere con questo. Penso che sia molto difficile per le persone abbandonare le rappresentazioni che portano dentro di sé e guardare le cose per come sono realmente. Il film parla proprio di questo, e dei pericoli collegati a questo atteggiamento“.

“La gravidanza rappresentò uno stress indicibile per lei”

Dominik approfondisce il suo pensiero, dimostrando di aver analizzato con attenzione il personaggio della Monroe. Per il regista, la gravidanza ha rappresentato per l’attrice una grande fonte di stress e di dolore, in particolare per il suo rapporto irrisolto e conflittuale con la madre.

Credo che la gravidanza sia uno degli eventi di maggior stress. Lei poi era una figlia non voluta, e credo che questo renda quella situazione estremamente ambivalente e conflittuale. Da un lato, attraverso un figlio, lei poteva provare a recuperare quel rapporto perduto con i genitori, diventando madre a sua volta. Dall’altro, però, la sua esperienza con la gravidanza la riporta immediatamente all’esperienza con la maternità di sua madre, per la quale darla alla luce ha significato essere abbandonata e impazzire. La gravidanza ha distrutto la sua vita, per cui la Monroe si trova nell’orribile situazione per cui è condannata se abortisce ma lo è anche se decide di non farlo. In lei ci sono il desiderio ma anche la paura dell’avere un figlio, e credo che per lei questo sia stato uno dei fattori principali di stress e dolore”.

Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, la domenica dalle 20 alle 22 su Radio Cusano Campus.