Si è concluso il lavoro d’indagine del Ministero della Salute sui lotti di wurstel affetti dal batterio Listeria monocytogenes, che hanno causato tre vittime di listeriosi alimentare e 60 ricoveri ospedalieri dallo scorso .

Resta alta l’attenzione del Ministero a seguito dell’aumento di casi clinici di listeriosi alimentare registrati in diverse regioni italiane, dovuti alla contaminazione di alimenti da parte del batterio. Le verifiche hanno rilevato una correlazione tra alcuni dei casi clinici e la presenza del ceppo di Listeria ST 155 in wϋrstel a base di carni avicole prodotti da un’azienda leader di mercato 

Listeriosi, le faq dell’Iss

Terminato lo studio originario il Ministero fa inoltre sapere di essere al lavoro per avviare nuove indagini sulla listeriosi alimentare, analizzando anche altri tipi di prodotti potenzialmente a rischio. Ma cos’è la listeriosi? Come si trasmette? L’Istituto Superiore di Sanità descrive così il batterio nella sezione dedicata:

Nei Paesi occidentali questa malattia si sta rivelando sempre più un importante problema di sanità pubblica. Seppur relativamente rara, infatti, si può manifestare con un quadro clinico severo e tassi di mortalità elevati soprattutto in soggetti fragili quali neonati, anziani, donne in gravidanza e adulti immuno-compromessi. Inoltre negli ultimi anni, si sono verificate frequenti epidemie, soprattutto in seguito alla distribuzione di cibo contaminato attraverso le grandi catene di ristorazione.

Nota dell’Iss sulla listeriosi

Secondo gli studiosi è molto difficile prevenire alla radice l’infiltrazione batterica per due motivi: la presenza diffusa nel batterio stesso nell’ambiente e la possibilità di contaminazione del cibo lungo tutta la filiera produttiva, anche grazie al suo alto grado di adattabilità alla temperatura.

Per quanto riguarda le tipologie alimentari più a rischio, l’Iss fa una lunga lista: pesce, carne e verdure crude, latte non pastorizzato e latticini come formaggi molli e burro, cibi trasformati e preparati (pronti all’uso) inclusi hot dog, carni fredde tipiche delle gastronomie, insalate preconfezionate, panini, pesce affumicato. 

Sintomi e cure

Passiamo ora a capire i sintomi della listeriosi: come accaduto di recente con il covid-19, anche questa patologia sviluppa una forma asintomatica mentre nei casi più gravi il quadro clinico induce gastroenterite acuta febbrile e ingestione invasiva o sistemica. Nel caso di donne in gravidanza i sintomi sono molto simili a quelli dell’influenza, mentre sono i fragili a patire le sofferenze maggiori: meningiti, encefaliti, gravi setticemie.

Prendendo sempre come termine di paragone il covid-19, anche per il batterio listeria la prevenzione è fondamentale e passa dalle semplici regole dell’igiene: risciacquare accuratamente gli alimenti crudi, come frutta e verdura, sotto l’acqua corrente prima di mangiarli, tagliarli o cuocerli; pulire alimenti come meloni e cetrioli con una spazzola pulita; asciugare i prodotti con un panno pulito o un tovagliolo di carta. Regole di buona condotta che si applicano anche alla pulizia di frigoriferi e freezer.

La cura più diffusa è quella antibiotica: di norma il batterio viene sconfitto in un periodo compreso tra le tre settimane e, nei casi più gravi, i 70 giorni.

L’indicazione è quella di non lasciarsi prendere dal panico, ma di seguire le indicazioni dei medici e tenere alta la soglia dell’attenzione.