Al congresso del Pd Romano Prodi non appoggerà nessun candidato. L’ex presidente del consiglio e padre fondatore del partito lo spiega in una intervista a La Stampa in cui, rispondendo alla domanda se appoggerà Elly Schlein, spiega che si tratta di “una invenzione totale. Non appoggerò nessuno, non farò endorsement, non entrerò assolutamente nel congresso che farà il Partito Democratico, ma che personalmente chiedo dal 2019. Sono passati tre anni. Pensavo allora e penso ancora che sia urgente rifondare le basi ideologiche e programmatiche del Pd”. Per Prodi, è un “errore partire dai nomi”.
“Si parta da un grande dibattito popolare, centrato su una quindicina di temi che stanno a cuore alla gente, quelli dei quali si parla a tavola: energia, scuola, salute, cambiamento climatico. Ogni settimana una ventina di personalità, interne ed esterne al partito, ne discuta in rete con migliaia e migliaia di persone, se ne estraggano poi delle tesi sulle quali il partito dovrà misurarsi”, aggiunge Prodi. Riguardo al risultato elettorale, per il Professore, “i Cinque Stelle si sono spostati a sinistra, anche perchè hanno trovato un serbatoio lasciato vuoto. E questa è una responsabilità anche del Pd. E tuttavia, anche se il Pd si è autodistrutto con i suoi conflitti interni, resta l’unico vero partito. Ma attenzione: se si va a congresso partendo dai nomi, vorrà dire che pure il Pd avrà scelto di affidarsi a un leader fenomeno”.
Sul Pd tra Prodi e Meloni intervengono anche Renzi e Calenda
Dopo il dibattito tra il Pd e Romano Prodi sul rapporto tra Meloni e altri leader intervengono anche Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il leader di Azione, tuttavia, si dice tuttavia contrario al presidenzialismo. L’ex premier Matteo Renzi, tuttavia, torna a parlare dal punto di vista del dialogo con la premier “in pectore”. Renzi dice che il suo partito e i suoi rappresentanti sono “sempre pronti a riscrivere insieme le regole”.