Le liste degli eletti non sono ancora definitive, il ‘sistema del flipper’ – un riconteggio dei resti di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori – può riservare le ultime sorprese, ma i parlamentari della XIX legislatura si preparano a fare ingresso alla Camera e al Senato. Dopo la foto e gli adempimenti di rito (le porte di Montecitorio e palazzo Madama si apriranno lunedì 10 ottobre), la prima partita ‘politica’ sarà quella dell’elezione dei capigruppo.

Dal Quirinale, infatti, è arrivata la disponibilità ad aprire lo studio alla Vetrata anche nel week end del 15 e 16 ottobre, qualora fossero eletti i presidenti delle Camere e dei gruppi parlamentari. Una accelerata che porterebbe dunque le forze politiche a scegliere ‘almeno informalmente’, i presidenti dei gruppi prima di procedere alla votazione per i successori Roberto Fico e Elisabetta Casellati in programma per il 13. Per motivi diversi, soprattutto in una prima fase, la scelta potrebbe ricadere sulla riconferma degli uscenti.

Per i partiti di centrodestra, infatti, il risiko dei capigruppo si interseca con possibili incarichi di Governo e con le presidenze delle commissioni. Ecco allora che per FdI in Senato potrebbe restare al suo posto Luca Ciriani, mentre a Montecitorio Francesco Lollobrigida, da giorni nel toto ministri, potrebbe cedere l’incarico di presidente del gruppo a Giovanni Donzelli. Anche FI è alle prese con il rebus nomine. In questo caso a essere riconfermato potrebbe essere il capogruppo uscente alla Camera Paolo Barelli, mentre a palazzo Madama Maurizio Gasparri potrebbe raccogliere l’eredità di Anna Maria Bernini, in lizza per un posto da ministra. Anche il ticket leghista composto da Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari potrebbe in una prima fase restare ‘congelato’, nell’ottica di rimandare le nuove nomine a quando la formazione del Governo sarà completa e siglato l’accordo per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato.

Il Pd, con il congresso all’orizzonte, si interroga sul da farsi. I dirigenti dem, dopo la decisione di Enrico Letta di traghettare il partito fino ai gazebo, hanno siglato un accordo per una sorte di ‘pax’ interna. L’elezione dei capigruppo rappresenta allora la prima partita politica che potrebbe rompere la tregua. In campo ci sono due ipotesi: la prima è appunto quella di confermare Debora Serracchiani e Simona Malpezzi in attesa che il congresso stabilisca i nuovi equilibri interni. Le due presidenti potrebbero continuare a svolgere il proprio ruolo in questa fase affiancando il segretario nella gestione dei gruppi per l’elezione dei sostituti di Elisabetta Casellati e Roberto Fico e alle consultazioni per la formazione del nuovo Governo e poi lasciare dopo i gazebo.

L’altra possibilità, invece, viene spiegato, potrebbe essere quella di trovare due nomi condivisi che rappresentino il partito per tutta la legislatura. “Certo, questa volta avremo pochi incarichi e tanti pezzi da 90 che vogliono ricoprirli”, ammette un dirigente. Oltre ai capigruppo infatti ci sono le presidenze delle commissioni di garanzia, ma – è la consapevolezza dei dem – “dovremo comunque dividerle con le altre opposizioni”.

Tra i big alla Camera ci sono ad esempio i due ex ministri Lorenzo Guerini e Andrea Orlando, e poi Nicola Zingaretti, Gianni Cuperlo, Peppe Provenzano (che potrebbe però essere in lizza anche per la segreteria) . In Senato figurano invece Dario Franceschini, Francesco Boccia, Enrico Borghi. Secondo alcuni rumors, però, a palazzo Madama l’accordo potrebbe trovarsi su Graziano Delrio, già capogruppo a Montecitorio nella XVIII legislatura prima della ‘sostituzione’ voluta da Letta. In questo caso, però, a presiedere i deputati dovrebbe essere una donna e il nome che circola è quello di Marianna Madia. Sarà in ogni caso una direzione del partito, che potrebbe riunirsi già la prossima settimana, a decidere la strategia da seguire. Tra Azione e Italia viva l’accordo ‘pre matrimoniale’ siglato prima del voto prevede un incarico a testa. Se Carlo Calenda scegliesse Mariastella Gelmini per guidare i senatori, Matteo Renzi potrebbe proporre Luigi Marattin alla Camera. Viceversa se il leader di Iv la spuntasse per Ivan Scalfarotto a palazzo Madama, a Montecitorio Azione potrebbe scegliere Matteo Richetti.

Anche il M5S valuta di riconfermare gli uscenti: Francesco Silvestri potrebbe restare alla Camera e Mariolina Castellone in Senato. A palazzo Madama, però, anche Stefano Patuanelli e Ettore Licheri, che hanno ricoperto il ruolo di capigruppo in passato, potrebbero essere in lizza.Anche l’alleanza verdi-sinistra, avendo superato la soglia del 3%, pur contando solo 12 deputati potrà formare un gruppo chiedendo la deroga, così come ha fatto Leu nella scorsa legislatura avendo lo stesso numero di deputati. I nuovi parlamentari, in ogni caso, appena eletti, dovranno mettere mano alla riforma dei regolamenti delle Camere. Dopo la riduzione del numero degli eletti, infatti, dovrebbe essere rivista, ad esempio, la soglia minima delle firme raccolte per presentare una mozione di sfiducia e ridisegnato anche il numero di parlamentari che compongono le singole commissioni.