C’erano i compagni di classe tra la folla che si è riunita, in un silenzio irreale, davanti alla chiesa di Santa Maria Assunta di Barbara, dove sono i funerali di Mattia Luconi, 8 anni, la più giovane delle 12 vittime finora accertate dell’alluvione che nella notte del 15 settembre scorso ha colpito la zona di Senigallia, in provincia di Ancona, e quella del monte Catria, nell’alto Pesarese. Il feretro bianco, accompagnato dai genitori, Tiziano e Silvia, era atteso dai sindaci di Barbara, San Lorenzo in Campo e Castelleone di Suasa, e da un picchetto dei vigili del fuoco.
Funerale Mattia Luconi
La chiesa non poteva accogliere tutti i presenti, che hanno trovato posto all’esterno. Decine i messaggi di partecipazione al dolore arrivati ai genitori di Mattia e, tra questi, quello di insegnanti, collaboratori e scolari dell’istituto comprensivo ‘Binotti’ di Pergola, la scuola che Mattia frequentava nella sezione di San Lorenzo in Campo: “Il tuo sorriso rimarrà sempre nei nostri cuori”.
Mattia il 14 settembre aveva cominciato la terza, ma la sera del giorno dopo un destino crudele lo ha strappato all’affetto di tutti. Era sul sedile posteriore quando un’onda terribile di acqua e detriti ha investito la vettura; la sua mamma è uscita, lo ha tirato fuori dal finestrino, l’ha stretto a sé per portarlo via. Poi una seconda ondata che li coglie in pieno e Mattia le sfugge via. Lei si salverà, la troveranno molto dopo e due chilometri più avanti i vigili del fuoco e, da quella notte, ha seguito le ricerche dall’ospedale di Senigallia, dove era stata ricoverata in stato di ipotermia e con una polmonite. Mattia l’hanno cercato in 150, per terra e sorvolando l’area del disastro: vigili del fuoco, volontari della protezione civile, forze dell’ordine, semplici cittadini e suo padre Lorenzo, che non ha mai smesso di ringraziarli. Otto giorni di speranza, fino al 23 settembre. L’hanno trovato a 13 chilometri di distanza da dove è scomparso e dove alcuni testimoni lo hanno sentito chiedere aiuto un’ultima volta.
“Se non altro voglio una tomba su cui piangerlo – aveva detto la donna solo poche ore prima del ritrovamento –, per riabbracciarlo”. Tutta Italia sperava di rivedere almeno un’altra volta il sorriso vispo e contagioso di Mattia. Sperava in un miracolo.