La morte di Mahsa Amini

Il 16 settembre scorso una ragazza iraniana ventiduenne di nome Mahsa Amini è morta mentre era sotto la custodia della polizia religiosa. Il 13 settembre, mentre si recava con i genitori a trovare dei parenti a Teheran, è stata fermata ad un posto di blocco perché non indossava l’hijab, il tradizionale velo islamico, in maniera conforme ai dettami della sharia (la legge coranica). Stando ad alcune testimonianze, dopo il fermo, Mahsa avrebbe ricevuto una serie di percosse che ne avrebbero provocato il decesso, verificatosi in ospedale presso il quale era giunta già in stato di morte cerebrale. La polizia e le autorità religiose sostengono che la giovane sia morta per cause naturali, ma i genitori di Mahsa si oppongono a questa versione dicendo che la figlia non aveva alcun problema di salute. Ad avvalorare la tesi dell’omicidio di stato, ci sono alcune foto circolate su Twitter che ritraggono la ragazza con delle vistose ecchimosi sul volto.

Le proteste e la crisi dei regimi teocratici

Nei giorni seguenti alla morte di Masha Amini, grazie alla grancassa mediatica diffusa da social network come Tiwitter, Facebook e TikTok, sono divampate le proteste di piazza in Iran. Almeno 31 civili sono stati uccisi dall’inizio delle manifestazioni che hanno interessato 15 città del paese. La polizia iraniana, con il bene placido della suprema autorità religiosa, l’oltranzista Āyatollāh Seyyed ʿAlī Ḥoseynī Khāmeneī, sta reprimendo i violenti tumulti aprendo il fuoco sui manifestanti. L’uso della forza su dei civili inermi che, come riferito la Ong Iran Human Rights (IHR) con sede ad Oslo: “sono scesi in piazza per lottare per i propri diritti fondamentali e la propria dignità umana…”, testimonia la crisi che sta attraversando il regime teocratico fondamentalista iraniano, verso il quale la popolazione, non solo femminile, sta dimostrando sempre più insofferenza.

Indignazione social

La morte di Mahsa Amini ha provocato un’ondata di indignazione che, anche e soprattutto grazie ai social, ha travalicato i confini nazionali per assumere una dimensione globale. È diventato virale il video della donna iraniana che canta “Bella ciao”, l’inno alla libertà contro ogni abuso e sopruso.

Ormai, la morte di Mahsa Amini è diventata un simbolo della lotta ai soprusi perpetrati dal fondamentalismo islamico nei confronti delle donne, preso ad esempio anche dal presidente americano Joe Biden che, durante la settantasettesima assemblea generale dell’Onu, ha espresso la solidarietà alle donne iraniane: “Non permetteremo all’Iran di avere la bomba nucleare – ha detto-. Gli Stati Uniti sono al fianco delle coraggiose donne iraniane”