I nuovi equilibri interni sono stati capovolti dall’esito delle elezioni 2022 con il 26% di Giorgia Meloni, mentre la Lega crolla al 9% e Forza Italia si ferma all’8%. Con questi numeri, i “meloniani” dovranno decidere a chi assegnare i ministeri, a cominciare da quelli chiave, come Economia, Affari esteri, Viminale e Difesa, che, di solito, vengono attenzionati dal Colle.
Elezioni 2022, i nomi “papabili”
L’attuale presidente del Copasir Adolfo Urso, e Fabio Rampelli, già vicepresidente della Camera potrebbe approdare al ministero della Infrastrutture (oppure ai Beni culturali o all’Ambiente). Per Ignazio La Russa, invece, potrebbe esserci il ritorno alla Difesa o, secondo gli ultimi rumors, rivestirà l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un ruolo apicale potrebbe essere riservato a un altro esponente dell’inner circle di Giorgia, il senatore Giovanbattista Fazzolari.
Tra i nomi papabili c’è anche la senatrice azzurra, Licia Ronzulli, fedelissima di Arcore (alla Sanità) e del presidente dei senatori Anna Maria Bernini, già ministro per le Politiche dell’Unione Europea, mentre si parla di Alessandro Cattaneo, attuale responsabile dei Dipartimenti del partito forzista, allo Sviluppo economico come viceministro. Circola anche il nome del sottosegretario uscente alla Difesa, Giorgio Mulè, dato papabile ancora alla Difesa o al Sud.
Alla guida di palazzo Madama, invece, potrebbe esserci il leghista Roberto Calderoli, già vicepresidente e tra i maggiori conoscitori dei regolamenti del Senato. Con Calderoli al Senato, a Montecitorio, a raccogliere il testimone da Roberto Fico potrebbe essere un azzurro come il coordinatore nazionale Antonio Tajani, anche se qualcuno non esclude che una politica ‘inclusiva’ su cui potrebbe puntare la maggioranza a guida Meloni, potrebbe permettere a un nome del Pd (o dei Cinque Stelle) di governare l’Aula della Camera.
Caselle come quelle dell’Economia e dell’Interno, e di altri ministeri, restano invece al centro di una riflessione che porterà a decidere il metodo di assegnazione, aprendo o chiudendo definitivamente la porta a figure tecniche, che restano tra le ipotesi.
Le quote “Lega”
In quota Lega, potrebbero avere spazio conferme al ministero della Disabilità, dove però sulla ministra uscente, Erika Stefani, apprezzata da tutti gli alleati, pesa la ‘militanza’ nel governo Draghi. Sempre in casa Lega il nome di Giulia Bongiorno è quello più ricorrente per la Giustizia, con la senatrice della Lega che avrebbe anche il via libera dal leader azzurro, Silvio Berlusconi, che da sempre ne apprezza le battaglie per una giustizia riformata in chiave garantista.
Matteo Salvini si dice pronto a rivendicare di nuovo il Viminale. Tuttavia timore che circola negli ambienti salviniani è in realtà che la presidente di FdI possa utilizzare le eventuali perplessità del Quirinale come alibi, per bloccare la nomination di Salvini che non le piace. Il piano B potrebbe essere un altro nome indicato dalla Lega al Viminale.
Bisogna solo attendere le prossime settimane, con tutto l’iter di insediamento del nuovo governo che prenderà piede. Il primo passo, ad oggi, è quello di ristabilire le camere e aspettare l’espletamento delle formalità previste in questi casi, il tutto in capo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.