I sei concerti di Renato Zero al Circo Massimo di Roma sono capitati in concomitanza con le elezioni politiche. Il cantautore romano esprime il suo pensiero riguardo la scelta di andare a votare così presto, affermando che “stavamo tanto bene con Draghi”.
Renato Zero al Circo Massimo: sei concerti a Roma che avrebbero dovuto festeggiare i suoi 70 anni
Renato Zero avrebbe dovuto festeggiare i suoi 70 anni con sei concerti al Circo Massimo. Però, a causa dello scoppio della pandemia, il cantautore ha dovuto far slittare le date ed ora la celebrazione è diventata per i suoi 72 anni.
Ecco le parole di Renato Zero, molto emozionato di cantare per il suo pubblico:
“E’ come riprendere gli studi dopo averli abbandonati anzitempo e doversi imbattere in Omero. Il palcoscenico è una realtà impegnativa, laddove ci si distacca anche per poco devi ricominciare con la postura, con la stabilità emotiva, devi fare un po’ di training. Ma la pompa me regge ancora e ne approfitterei.
La fiducia e la stima che ottengo dal pubblico è la risposta migliore per la mia presenza qui. Da me hanno bisogno di cibo, di un supplemento che li aiuti a superare i momenti difficili.
Anche se io spesso ho affondato il coltello nella piaga, confrontandomi con la solitudine, con l’inquietudine. Come tanti prima di me: Guccini, De André, De Gregori, Leonard Cohen, Bob Dylan. Non voglio avvicinarmi a quelle vette, ma un bravo artista ha il dovere di inserirsi nelle problematiche esistenziali.
Ho lasciato tanti brani a casa. Ogni sera sarà un concerto diverso con alcuni cardini fermi, brani che più di altri si sono inseriti in un certo mio cerimoniale con i fan. Credo di aver fatto un bel lavoro.
Il mio pubblico è un pubblico che si è misurato con il disagio, con la sofferenza. Io divento un sindacalista. La canzone diventa un canto di guerra, a volte un’oratoria per avvicinarsi a Dio. La fede? Per me è prima di tutto la necessità di fare pace con se stessi.
Non mi è sembrato opportuno fare degli omaggi a Raffaella Carrà perché per me Raffaella è ancora viva. All’Argentario mi sembra ancora di pranzare con lei. Farò però degli omaggi a Mimì e a Gabriella Ferri nelle prossime sere”.
Ecco le sue dichiarazioni, invece, riguardo il suo rapporto con Roma e riguardo i concerti al Circo Massimo che sarebbero dovuti capitare in occasione dei festeggiamenti per i suoi 70 anni:
“Io sono a metà strada tra Roma Nord e Roma Sud e quindi esente da un razzismo velato ma presente. Era presente pure ai tempi di Pasolini, con tanti che lo additavano e poi si sono presentati al suo funerale.
Io sono in pace con me stesso, anche se forse mi sono dedicato tanto alla musica e ho trascurato il Renato che aveva bisogno di prati verdi e mari azzurri: non so sciare e non so nuotare.
In realtà ho tentato di riavere Villa Borghese, ma non è stato possibile. Lì sentivo l’abbraccio del pubblico. Da anni ho rigettato lo Stadio Olimpico perché vedevo le ‘capoccette’ troppo lontane e non riuscivo a capire chi era Jolanda e chi era Alfredo. Se avessi fatto un solo concerto avrei sudato pure di meno ma a me piace così. Questo abbraccio teatrale”.
Sulla coincidenza dei sei concerti con le elezioni politiche: “Andiamo al voto come se facessimo la schedina del totocalcio”
“La coincidenza con la campagna elettorale? Non l’avevamo minimamente immaginata ma non mi ha toccato. Pure io sono stato votato dalla gente che sta qui queste sere.
Stavamo tanto bene con Draghi che finiva il suo mandato. Che fretta c’era di votare? Qualcuno voleva lasciare in tutta fretta? Andiamo al voto come se facessimo la schedina del totocalcio, senza conoscere nessuno.
Abbiamo avuto Almirante, Togliatti, Nenni, Saragat, politici che si facevano conoscere nel bene e nel male. La forza di quell’Italia lì era nei politici che andavano nelle borgate, che dialogavano, e invece ora brancoliamo nel buio.
Ora trovo offensivo che dopo un mandato abbiano la pensione. E che dall’altra parte si paghino bollette da 600 euro. Vogliamo la pace e un governo che consideri le esigenze degli operai, degli studenti. Non si può scegliere se comprare il pane o pagare il gas”.