La situazione in Iran continua a precipitare: per evitare la diffusione di contenuti multimediali sul web il governo di Teheran ha scollegato internet, prima che gli Stati Uniti intervenissero in maniera legale con Elon Musk e illegale con Anonymous. Veemente la reazione dell’Esecutivo guidato Ebrahim Raisi, vero mirino delle manifestazioni di protesta giunte al 10° giorno.
Iran, ennesimo giorno di proteste e di violenze
In Iran una vera e propria censura ha tentato di bloccare la pubblicazione di materiale con chiari riferimenti alle proteste che stanno agitando il Paese da oltre una settimana. A supportare la popolazione locale è intervenuta Washington, ripristinando il collegamento internet grazie al servizio internet satellitare Starlink di Elon Musk e tramite un attacco hacker rivendicato da Anonymous: violate oltre mille telecamere di sicurezza.
Ma dal governo di Teheran l’operazione non è passata inosservata:
Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran
Nasser Kanaani, ministro degli Esteri iraniano
Su ciò che sta accadendo e sull’aggiornamento del bollettino degli scontri c’è poca omogeneità: le cifre delle vittime ballano tra i 40 e i 60 decessi, mentre è più lineare il numero degli arrestati: 1.200 tra cui una ventina di giornalisti. Proprio la comunicazione è il tassello su cui il Governo iraniano vuole mettere un freno, dopo aver accusato la stampa inglese di inneggiare alla violenza. Oscurare Instagram, LinkedIn, Skype e WhatsApp non è bastato.
Ciò che non si placa sono le proteste, i cui gesti simbolici sono eloquenti e riguardano soprattutto il velo (hijab), ma anche i capelli: tra le strade della capitale continua a risuonare il coro: “A morte il dittatore”, specialmente dopo l’uccisione delle due 20enni simbolo delle rivolte. Ma il crescendo dei toni spinge le autorità giudiziarie e di polizia a innalzare ulteriormente le misure di sicurezza, in una vera e propria escalation senza precedenti nella storia dell’antica Persia.