Leonardo Spinazzola, terzino sinistro della Roma, si racconta ai microfoni della società giallorossa nel podcast del club. “Dopo la finale vinta quella sera ci siamo detti ‘non sappiamo quello che abbiamo fatto, lo sapremo solo al nostro ritorno a Roma‘. E quel giorno per me è stata una liberazione dopo un anno incredibile e un chiudere il cerchio”. Passaggio iniziale da parte di Spinazzola, sul perché ha chiesto a Mancini di non essere convocato da Mancini per la Nations League: “Sì, è stata una mia richiesta, il mister mi ha concesso questi dieci giorni per lavorare, per rimettermi a posto e fare dei lavoro specifici che mi mancano da luglio. È da luglio che non faccio nulla per il polpaccio. Gli ho chiesto questa cortesia e lui mi ha capito”.
Leonardo Spinazzola ha parlato anche del suo infortunio a Euro2020: “Io penso che questo infortunio sia uno dei peggiori per un calciatore. È il peggiore anche per le mie caratteristiche che si basano sulla velocità. Qualcosa mi manca sull’appoggio, quando devo andare sull’avanpiede, però cerco di riprendere il più possibile”. E sulla sua infanzia: “Da bambino stavo sempre fuori, sotto casa a giocare a calcio e nascondino. Prima era diverso, tutti i bambini stavano sotto casa a giocare. Non c’era la tecnologia, non c’erano telefoni ed era stupendo. A scuola ero un po’ zuccone, però ho sempre avuto la testa sulle spalle, educato e rispettoso. Però mi piace e mi piaceva divertirmi”.
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— AS Roma (@OfficialASRoma) September 24, 2022
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Roma, Spinazzola: “I miei idoli sono Totti e Del Piero”
Nel corso della sua intervista, Leonardo Spinazzola ha parlato anche dei suoi idoli: “La Roma nel mio destino? Sì, mi piaceva Batistuta, poi con Totti e Cassano insieme era troppo bello vederla giocare. La Roma è sempre stata bella da vedere, con grandi giocatori che ti facevano divertire molto. Io sono sempre andato dietro ai giocatori, non alle squadre. Ho iniziato con Batistuta, quando segnavo esultavo con la mitraglia come lui. Poi Ronaldo, di cui avevo la cassetta e la guardavo tutti i giorni provando a rifare le sue finte. Poi Rui Costa, prima io ero trequartista, ero un dieci, lui era elegante e mi piaceva. Poi mi piaceva molto Kakà e ho seguito il Milan. Ovviamente anche Totti e Del Piero, sempre giocatori di fantasia“.
Passaggio anche sull’avventura con l’Atalanta: “A livello sportivo lavorare con Gasperini è incredibile, ti fa crescere davvero tanto. Soprattutto fisicamente cresci in maniera esponenziale, con lui credo di aver messo 5-6 chili di muscoli. Poi anche nelle giocate ti apre, forse anche perché sei più lucido in partita facendo quegli allenamenti. Anche chi saliva dalla Primavera, con il suo modo di giocare faceva bene. È incredibile, però è una fatica pazzesca. Il primo anno senza coppe europee è stato lunghissimo, dal secondo con le coppe doveva gestire di più. Ma il primo anno è stato incredibile, infatti ho parlato con Rafa (Toloi) e mi ha detto che quest’anno senza coppe è di nuovo così”. Chiusura dedicata al passaggio alla Juve e poi alla Roma: “Mi è mancata continuità alla Juve, ma anche perché – e tutti se lo scordano, ancora adesso – venivo da un crociato. E ora da un tendine. Se lo scordano tutti, di tanti non se lo scordano ma di me se lo scordano spesso, che io devo rientrare prima. Va bene, tranquilli. Lì però c’è stato anche un movimento di tante cose dietro, ma io sapevo che venire qua e cercare di giocare con più minutaggio in una grande piazza con grande pressione potevo crescere ancora di più. E così è stato”.