Le Regioni italiane hanno disposto delle super multe per chi deciderà di riscaldare la propria abitazione con camini e stufe a legna.
A causa della pandemia da Covid-19 e dello scoppio della guerra tra la Russia e l’Ucraina, l’Italia, così come anche il resto dell’Europa, si ritrova a dover affrontare un’importante crisi energetica che sembra non abbia mai una fine.
Il costo legato alle materie prime è sempre più alto ed il caro bollette sta mettendo a dura prova le famiglie italiane, che stanno già pensando a dei metodi alternativi per riscaldare le proprie abitazioni.
Alcuni, infatti, hanno già pensato di utilizzare un metodo alternativo rispetto a quello del gas, ovvero il riscaldamento a legna con camini e stufe.
Questa idea, però, è stata bocciata in pieno dalle Regioni, le quali, per evitare un aumento di CO2 nell’aria, hanno deciso di applicare delle super multe per coloro che decideranno di riscaldare le proprie abitazioni con camini e stufe a legna non a norma.
Cosa significa questo? In particolare, alcuni territori hanno già imposto dei limiti e delle sanzioni che possono arrivare fino ad un importo massimo di 5.000 euro per quelle persone che non rispetteranno le regole delineate dalle varie amministrazioni, che saranno diverse di caso in caso.
Andiamo a vedere insieme, dunque, quando e che cosa si rischia quando si riscalda la propria abitazione con camini e stufe a legna.
Multe fino a 5.000 euro per camini e stufe a legna che usano una potenza maggiore di 10kW o strumenti a biomassa
Per evitare di aumentare la quantità di CO2 presente in atmosfera, le singole Regioni hanno previsto delle regole e dei limiti nell’utilizzo di camini e di stufe a legna per riscaldare la propria abitazione.
In particolare, i singoli cittadini rischieranno una sanzione pecuniaria che potrà arrivare fino ad un importo massimo di 5.000 euro, qualora utilizzino dei camini o delle stufe a legna con una potenza superiore ai 10kW.
Inoltre, le amministrazioni pongono il divieto di utilizzare strumenti a biomassa, dal momento che la combustione del legno produce delle sostanze inquinanti che sono nocive.
Le regole e le sanzioni che vengono applicate dalle singole Regioni
La Regione Lombardia è quella che dispone le sanzioni più alte qualora i cittadini non rispettino i limiti e le regole imposte, in merito all’utilizzo dei riscaldamenti a legna, utilizzando camini e stufe.
Ecco, in particolare, che cosa prevede l’art. 27, comma 4, della Legge regionale n. 24 dell’11 dicembre 2006, intitolata “Norme per la prevenzione e la riduzione delle emissioni in atmosfera a tutela della salute e dell’ambiente“:
“L’inosservanza delle disposizioni della Giunta regionale concernenti le tipologie di impianto e le biomasse ivi utilizzabili, di cui all’articolo 11, comma 1, lettera b), comporta l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da € 500,00 a € 5 mila”.
La soluzione che è possibile andare ad utilizzare, dunque, per evitare di ricorrere al gas, è quella di predisporre un impianto di ultima generazione chiamato “generatore di calore” con una “classe di prestazione emissiva inferiore a 4 stelle”.
Una situazione simile è presente anche in altre regioni, come ad esempio in Piemonte, in Emilia-Romagna ed in Veneto.
Quest’ultima, in particolare, ha disposto delle regole che sono state racchiuse all’interno della delibera regionale n. 836 del 6 giugno 2017, intitolata “Nuovo Accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano“.
All’interno di questa deliberazione, l’Assessore Gianpaolo Bottacin e la Regione Veneto stabiliscono:
- l’obbligo di utilizzare, nei generatori di calore a pellet di potenza termica nominale inferiore ai 35 kW, che sia certificato conforme alla classe A1;
- il ricorso ad impieghi delle fonti rinnovabili diversi dalla combustione delle biomasse.
Infine, in Emilia Romagna le regole sono stabilite dal “Piano Aria Integrato Regionale”, che prevede il divieto di impianti inferiori a 1 o 2 stelle; mentre in Piemonte il limite è imposto a impianti a biomassa con potenza inferiore ai 35kW e classe inferiore a 3 o 4 stelle.
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